Con il Mercoledì delle Ceneri inizia il tempo di Quaresima, tempo per rinnovare l’alleanza con Dio e vivere in comunione con lui e i fratelli, tempo per ritornare a Dio con tutto il cuore e convertirsi. Un cammino che ci è proposto che va dalle ceneri sulla testa per ritrovare sé stessi, alla lavanda dei piedi con il grembiule del servizio verso chi è nel bisogno. Ci è dato un tempo per riordinare la mente, riorganizzare la vita per realizzare maggior bene per noi e per tutti. Si apre il tempo quaresimale per riconoscere le proprie fragilità e peccati, pentirsi, desiderare impegnarsi a cambiare: ” Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.
Che bello che questo nostro profondo impegno faccia sì che Dio ci riconfermi nella sua misericordia e nel suo amore: ” Chissà che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione”. Il frutto sarà la chiesa in comunione, un popolo che si raduna, vecchi e fanciulli, per rendere lode solenne al Signore. La nostra conversione è il segno e la testimonianza che l’azione di Dio, la sua Grazia e il suo perdono
sono efficaci. Il tempo sollecitato prima è ora, se apriamo il nostro cuore al cammino quaresimale.
Questo è il tempo, è il momento favorevole, non indugiamo o siamo incerti, “È Dio stesso che esorta”, ” Ecco ora il giorno della salvezza”. Accogliere oggi il Cristo morto per noi, è premessa per vivere la sua Pasqua di Risurrezione. Il Vangelo ci invita a considerare come non c’è ricompensa nell’ostentazione, nella vanagloria spirituale, nell’auto esaltazione, ma la ricompensa è davanti a Dio, è da Dio che vede nel segreto, nell’intimo dei cuori e nell’anima di ognuno.
Il Signore ci invita ad essere fratelli nell’elemosina, cioè nel dare di noi stessi: denaro o altro, parte del nostro tempo per visitare, ascolto per condividere e consolare, perdono per reincontrare nella pace, mano tesa per sollevare dando speranza e fiducia. Il rito delle ceneri ci ricorda quello che siamo, polvere, e che possiamo innalzarci al divino con la preghiera, che ci mette in costante sintonia e comunione con il cuore di Dio e ci fa riconoscere Cristo presente nel nostro vivere e agire. È la preghiera rivolta al Padre che crea unità e mi permette di riconoscere l’altro come suo figlio e mio fratello.
L’invito al digiuno ci indirizza alla carità e giustizia: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?” (Is.58,6-7). Il digiuno ci richiama a ciò che è vero, che vale, all’essenziale, non solo a fare a meno del cibo per un corpo più bello e più sano, ma riconduce alla scoperta di sé stessi amati da Dio, colmi dello Spirito di Cristo e beneficiari della ricchezza di carismi e talenti che dona a ciascuno e a tutti.
Elemosina, preghiera e digiuno, mezzi straordinari per costruire il Regno di Dio e aprirci alla comprensione del mistero della passione morte e resurrezione del Signore. Ritorniamo a Dio e lasciamoci incontrare e rinnovare dalla sua Misericordia!
Mons. Biagio Colaianni
Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano