Mario Pistacchio e Laura Toffanello presentano “L’estate del cane bambino” al Livre alle ore 18:30 sabato 19 dicembre.
L’estate del cane bambino di Mario Pistacchio e Laura Toffanello è uno tra i libri più belli che ho letto finora quest’anno. Voglio iniziare così, perché questo romanzo se lo merita tutto.
Ne avevo sentito parlare la prima volta leggendo la lista dei libri candidati al Premio Strega. Ovviamente non è arrivato né in dozzina né in cinquina, ma questo, come sappiamo bene, non vuol dire assolutamente niente. Poi, durante La Grande Invasione a Ivrea quest’anno, ho assistito a una presentazione con i loro autori. Del libro in sé, in realtà, si era parlato poco, ma avevo apprezzato molto il racconto di come era nato e, soprattutto, di quanto importante per i due autori fosse stata la casa editrice che l’ha pubblicato, la 66thand2nd. E questo è ciò che mi ha portato a decidermi finalmente a leggerlo.
Il libro racconta di un’estate degli anni sessanta a Brondolo, un paesino vicino a Venezia, e di un gruppo di ragazzi, di amici, impegnati come tutti a quell’età a giocare a pallone, cercare le figurine e lanciarsi in mille avventure.
Menego aveva quattordici anni, io, Michele e Ercole dodici, Stalino quasi, e il cane nero chissà. Era l’estate del 1961. Il nostro mondo di allora era fatto di morto che resuscitavano per uccidere pescatori ingrati, di velieri portatori di peste, topi e vampiri, di nuvole combattenti e cavalieri inesistenti. Era un tempo in cui le leggende erano vere, e se qualcuno ci avesse detto che era impossibile che un bambino si trasformasse in cane, ci saremmo stretti nelle spalle, infischiandocene.
Tra una partita di calcio, una pesca ai pesce siluro nel Brenta e a una serata alla Base, quartier generale del gruppo, i ragazzi devono però anche lavorare con i loro genitori o aiutarli in casa. Come Vittorio, il protagonista e voce narrante, che deve seguire suo padre nei campi. O come Ercole, che deve sempre portarsi dietro il fratellino più piccolo, Narciso, una palla al piede a cui però vuole molto bene. Un estate come un’altra insomma. Finché non succede qualcosa di terribile. Un bambino scompare e al suo posto compare un cane nero, Houdini. Come vuole la leggenda popolare, il cane sembra davvero aver sostituito il bambino scomparso. Ma i grandi questo non riescono proprio a capirlo e a poco a poco tutto precipita. I ragazzini saranno costretti a crescere di colpo, segnando la fine della loro innocenza e lasciando un segno che si porteranno dietro per sempre.
L’estate del cane bambino è un libro bellissimo. È bello per il ritratto perfetto che da’ della vita dei paesi dell’epoca, per le ipocrisie che sottolinea, i silenzi, i pettegolezzi, ma anche di quel forte legame che si crea tra i ragazzini a quell’età, delle piccole e grandi avventure che si condividono. E rimane un libro bello anche quando l’innocenza è definitivamente perduta, quando la cattiveria degli adulti raggiunge il suo culmine e questi ragazzi si ritrovano a combattere contro qualcosa di più grande di loro.
Era da un bel po’ di tempo che non mi capitava di leggere un libro tutto d’un fiato non perché non avessi altro da fare ma perché le sue pagine proprio non volevano che io mi staccassi da loro. Era da un po’ che non mi facevo conquistare così tanto da una storia. Poi, certo, dalla mia c’è anche io amo molto i romanzi ambientati nei paesini italiani, forse perché in un paesino ci sono cresciuta e ci vivo tuttora anche io, perché raccolgono tante piccole storie, tante piccole tradizioni, abitudini che da molti forse nemmeno potrebbe essere considerate meritevoli di essere raccontate. Messe tutte insieme, come Mario Pistacchio e Laura Toffanello fanno magistralmente, però creano qualcosa di incredibile.
Mario Pistacchio è nato a Cerignola nel 1979, Laura Toffanello a Torino nel 1970. Con Il volto del diavolo sono stati finalisti al Premio Solinas «Storie per il Cinema 2010». L’estate del cane bambino è il loro primo romanzo.
Candidato Premio Strega 2015 – Presentato da Antonella Sabrina Florio e Luca Nicolini
A tutti tocca vivere l’ultima estate. È quella in cui si perde l’innocenza, si sciolgono le compagnie spensierate, s’allungano ombre inattese e ferali. Per Vittorio e i suoi amici accade alle porte dell’adolescenza, nei dintorni di Venezia, in un paese con un nome da favola nera: Brondolo. La ricorderanno per sempre come “l’estate del cane bambino”, quella in cui il piccolo Narciso (fratello minore di Ercole, uno dei cinque del gruppo) scomparve. Al suo posto, obbedendo ai canoni di una locale leggenda, apparve un piccolo cane cui misero nome Houdini, il mito del bambino sparito. Per illudersi, per non soffrire, vollero credere che davvero quell’animale fosse la reincarnazione dello scomparso. È una finzione a cui partecipa tutto il paese, immerso in un’atmosfera di umidità e omertà. Recitano gli uomini, gli uni spettatori dei vizi degli altri; le donne, acquiescenti in un silenzio dettato dall’amore o per amore mascherato; il prete, supremo complice. Mai un angolo di Veneto è parso tanto oscuro, tanto a sud nella geografia delle consuetudini narrative. Il culmine dell’estate e della storia è in un doppio, struggente sacrificio. Dopodiché, ognuno torna alla vita. Solo molti anni più tardi Vittorio farà il percorso inverso, ritroverà gli amici sopravvissuti al banco di un bar immutabile e su quel legno poserà un foglio come di calendario che apre infine una nuova stagione: lo spoglio inverno della verità.
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C’è qualcosa di strano nel libro L’estate del cane bambino, romanzo fresco di stampa firmato daMario Pistacchio e Laura Toffanello (edito da 66thand2nd). Sembra che ad ogni capitolo, talvolta ad ogni pagina, si cambi genere o tema: romanzo di formazione; giallo; racconto per ragazzi; punte di neorealismo. Ma è un effetto tutt’altro che caotico o confuso. È anzi un buon piatto di minestrone dai sapori equilibrati.
Accade tutto in un’estate di parecchi anni fa. Siamo nella provincia veneta degli anni Sessanta, nelle campagne non lontane da Venezia, in un piccolo paese chiamato Brondolo. Cinque ragazzini passano le giornate facendo quello che fanno dei bambini delle elementari di quegli anni: partite a pallone, figurine (le novità del momento), scorrerie per i campi, le sigarette di nascosto, le ore passate assieme tra i campi, nella loro base nascosta o le fughe verso la cittadina più vicina. Il tutto nella sonnacchiosa cornice di un paese di provincia, con i suoi personaggi tanto caricaturali quanto veri e rintracciabili nella memoria di molti.
Succede che un giorno Narciso, il più piccolo del gruppo, scompare misteriosamente. Tutta la comunità si muove nella ricerca, che appare vana. Non c’è traccia del bambino, in nessuno dei canali del Brenta e nemmeno nei tanti nascondigli che si possono trovare tra le campagne della zona. Ma la scomparsa di Narciso è accompagnata dall’apparizione di un cane a cui i bambini danno il nome di Houdini (mito del piccolo), e che proprio gli amici dello scomparso adottano immediatamente. Che sia un caso o una magia, è comunque evidente che questa coincidenza richiami con molta precisione una vecchia leggenda locale, e i piccoli protagonisti ne fanno subito la propria verità.
Ma questo episodio tanto eccezionale sembra scatenare gli adulti del pacifico paese, che iniziano a mostrare i loro lati più oscuri, omertosi, meschini. Come spesso succede nei romanzi che parlano di provincia, una cappa oscura copre come un filtro le pagine deL’estate del cane bambino.
Alla fine Vittorio, uno dei piccoli protagonisti e voce narrante, cresciuto e diventato adulto, tornerà al paese, provando a ripercorrere i passi di quell’estate che gli cambiò la vita. Ritroverà gli amici di allora e, in qualche modo, emergerà una verità.
L’estate del cane bambino è una sorta di Stand by Me all’italiana. Come per il film tratto da un racconto di Stephen King (che si intitolava Il corpo ed era contenuto nella raccolta Stagioni diverse), anche qui c’è un’avventura dai tratti oscuri vissuta da un gruppo di ragazzini. Un episodio che dura il tempo di un’estate, la stagione più adatta, in giovane età, a fissare i ricordi in modo indelebile.[PANORAMA]