Il Presidente regionale di Coldiretti Molise, Claudio Papa, esprime sostegno agli agricoltori campani e pugliesi che hanno operato dei blitz nei porti di Salerno e Bari per difendere il nostro made in Italy dall’invasione di prodotti stranieri.
“Le forti azioni di denuncia degli agricoltori di Coldiretti – ha detto Papa – che, saliti sui gommoni, hanno avvicinato le navi al grido di ‘No fake in Italy’, lanciato durante la mobilitazione al Brennero di qualche mese fa, hanno il sostegno di tutta Coldiretti Molise. Siamo fermamente convinti – ha aggiunto il Presidente – della necessità di rilanciare ancora una volta la richiesta della revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale sull’origine dei cibi, quello che oggi permette il furto d’identità dei nostri prodotti Made in Italy e fa vendere come italiani prodotti che di italiano hanno solo il nome”.
“Bene che il Ministro Lollobrigida abbia aperto a questa possibilità – ha osservato Papa – che è per noi la madre di tutte le battaglie a livello europeo, e a sostegno di ciò stiamo raccogliendo 1 milione di firme per la richiesta di una legge popolare europea per ottenere l’obbligo di origine su tutti i prodotti che entrano nei mercati d’Europa”.
A Salerno ieri è giunta una nave, nei pressi del porto, con 40 container di concentrato di pomodoro cinese accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze etniche. Il carico era partito lo scorso 29 aprile sul treno della China-Europe Railway Express per essere trasferito su nave e arrivare nel porto di Salerno dopo un viaggio di diecimila chilometri tra binari e mare.
Il 90% del concentrato di pomodoro cinese destinato all’esportazione, denuncia Coldiretti, viene dai campi della regione dello Xinjiang, dove verrebbe coltivato grazie al lavoro forzato degli uiguri. Un fenomeno denunciato dalle associazioni per il rispetto dei diritti umani. Lo scorso anno l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang nonostante il fatto che gli Stati Uniti ne abbiano vietato l’importazione sul proprio territorio dal gennaio 2021 per evitare di sostenere il lavoro forzato.
Il blitz al porto di Bari ha invece consentito di scoprire una nave carica di grano proveniente dalla Turchia di cui si erano perse le tracce dopo che aveva lasciato la Tunisia, da cui risulta sia stata respinta, e toccato le coste greche per arrivare nello scalo pugliese, dove ora mette a rischio la sopravvivenza di centinaia di nostre aziende, facendo crollare i prezzi del prodotto italiano proprio alla vigilia dei raccolti.
Lo scorso anno le importazioni di grano duro dalla Turchia sono aumentate di oltre l’800%, di oltre il 1000% dalla Russia, del 170% dal Kazakistan, rispetto all’anno precedente, mentre solo nei primi 2 mesi del 2024 sono arrivati quasi 35 milioni di chili di frumento duro turco, quasi la stessa quantità registrata in tutto il 2022. Ma nel 2023 sono cresciute del 47% anche le importazioni di grano duro dal Canada trattato con il glifosato in preraccolta secondo modalità vietate a livello nazionale.
Ma la lotta al falso Made in Italy non è l’unica battaglia che Coldiretti sta combattendo. Sul tavolo della dirigenza di Coldiretti Molise vi è un’altra importantissima questione: l’emergenza cinghiali. A breve i dirigenti regionali dell’Organizzazione terranno delle assemblee con i propri soci per decidere i prossimi passi da fare per ottenere la risoluzione definitiva di questa vera e propria emergenza che non sta causando “solo” la chiusura di centinaia di aziende agricole e zootecniche ma che investe anche il campo sanitario, con il rischio di diffusione della Psa (Peste suina africana) e di pubblica incolumità dei cittadini, spingendosi questi selvatici sempre più nei centri abitati e provocando incidenti stradali anche mortali.