di Massimo Dalla Torre
SE NON MI VANTA MAMMA MI VANTO IO. Con questo detto locale e senza alcun commento potremmo chiudere la nostra chiacchierata quasi quotidiana. Invece, ci corre l’obbligo, evidenziare come le cose sono sempre più fuori regola tanto da utilizzare i mezzi più svariati per non far apparire la situazione di precarietà che ci attanaglia da moltissimi anni; fortunatamente per noi poveri mortali, ma non per gli “dei” i molisani da tempo hanno iniziato ad avere grossi dubbi sulla stabilità e sulla credibilità politica del Molise e dei suoi protagonisti, sempre più contrapposti tra loro.
Una situazione di totale disarmonia che si potrebbe paragonare a un orologio in cui oltre al TIC e TAC si è aggiunto un TOC; una stonatura insomma. Una stonatura che evidenzia come il meccanismo che scandisce le ore della giornata di questa comunità perde sempre più colpi. Per quelli che assistono allibiti alla disfatta del sistema locale, le esternazioni, le elucubrazioni, le rivendicazioni di prima genitura o di paternità, senza contare quelle in cui volutamente s’ignora chi ha fatto si che anche il piccolo Molise sia presente sui tavoli che contano, creano lo stesso stato d’animo dei protagonisti de “il deserto dei Tartari”.
Il romanzo di Dino Buzzati in cui i militari d’istanza nella fortezza Bastiana attendono invano l’arrivo dei Tartari che, alla fine non arrivano se non sotto forma di miraggio creando scompiglio e allarmismo isterico. Un segno che evidenzia come la molla di caricamento del meccanismo è giunta al punto di massima tensione.
La quale, se non allentata, causerà ancora più danni. Una situazione che evidenza come la politica della “piccineria” è quanto mai imperante e quando i personalismi primeggiano, perché da noi primeggiano senza lesinare colpi, sarebbe bene chiudere, come si suol dire, “baracca e burattini” e tornarsene a casa. Vedete, quando in una regione come la nostra che, potrebbe essere il banco di prova ideale per attuare il rilancio a tutto tondo, chi occupa la “stanza dei bottoni” non è sincronizzato con il resto del meccanismo, le soluzioni per riportare “sincronismo” sono due: o si procede alla sostituzione totale degli ingranaggi; il che è possibile solo se si avesse il coraggio di sfiduciare chi bivacca alle spalle nostre, o si arresta l’intero meccanismo.
Due soluzioni che, se attuate permetterebbe al Molise di recuperare il terreno perduto. Una regione in cui chi si crede protagonista, e ne sono molti, avvalora sempre di più il detto riportato in apertura di articolo. Una regione in cui, sempre di più, si sentono gli effetti nefasti della ruggine. La quale, corrode e fa cadere letteralmente a pezzi quel poco di buono che ancora resiste.
Una regione che, ostenta agli occhi di chi non conosce cosa si cela dietro la facciata, benessere e sicurezza, senza sapere che è tutto posticcio. Una regione che vive di stereotipisti inutili. Una regione che fa dell’emulazione un credo. Una regione in cui neanche “l’orologiaio di Graz” mitico personaggio dell’Austria dell’ottocento, curatore degli orologi dei regnanti di mezza Europa dell’epoca, sarebbe in grado di eliminare il fastidiosissimo TOC che procura tante notti insonni ai molisani.