di Massimo Dalla Torre
Come volevasi dimostrare, quello che era nell’aria da tempo, almeno accadimenti e smentite dell’ultima ora, si è verificato; ci riferiamo all’incarico conferito a Mario Draghi che dovrà costituire il Governo della Nazione dopo l’ignobile pantomima inscenata dal Tosco dalla parlata veloce che ora più che mai è il “grullo” della situazione come si dice in Toscana.
Tuttavia, non sta assolutamente a noi giudicare le scelte del Capo dello Stato anche perché un detto locale dice “come ti fai il letto così ci dormi”, ci auguriamo che il sonno (dei giusti) non sia agitato da fantasmi, perché si rischia di non allinearsi con i principi che regolano il delicato equilibrio delle cose e questo, per il bene della collettività è da scongiurare.
Ci siamo “arrogati” il diritto di esternare queste poche considerazioni, in nome e per conto dell’elettore, perchè in questi ultimi tempi lo sconcerto è sempre più palese tant’è che si stenta a riconoscersi in certi ambiti politici. Non giudicateci disfattisti ma, le metamorfosi, non quelle di Ovidio né tanto meno di Kafka, che hanno portato lo sconvolgimento del mondo politico nazionale non sappiamo fino a che punto possano giovare a chi le ha messe in atto.
Un non giovamento, almeno, questo è quello che crediamo, dovuto essenzialmente ad una non presa di coscienza di chi è arrivato in cima e si sente sicuro e non teme in una caduta libera. Con questo, non auguriamo a nessuno di precipitare rovinosamente, anche se chi siede nelle stanze dei bottoni, si è dimostrato poco pronto a battersi per le sorti dell’Italia.
Una situazione di scompiglio tra le parti che si sarebbe potuta evitare solamente se ci si fosse seduti lealmente attorno ad un tavolo per discutere pacatamente, mettendo da parte i troppi “personalismi” che rappresentano il vero nodo che, non permette assolutamente il decollo della politica, quella con la “P” maiuscola che lascia spazio agli interessi personali, se non addirittura quelli dei poteri forti che da 24 ore esultano per il risultato raggiunto.
Per tornare al titolo di questo scritto, ci siamo permessi di titolarlo in questo modo, non per dileggiare nessuno, ma perché la situazione che si è venuta a creare o che si creerà a breve, ci ricorda il gioco del quattro cantoni, che da ragazzi si faceva, senza alcuna allusione né a fatti né a persone, e che ci divertiva perché c’era sempre qualcuno che, meno lesto degli altri, non riusciva ad occupare lo spazio angolare; cosa che lo escludeva matematicamente dal gioco. Un gioco che, nelle fattispecie, questa è la cosa più preoccupante, mette in mostra come è estremamente delicato fare politica.
Chi scrive spesso è stato invitato ad entrare nel “parterre politico”, siccome, non siamo politici e tanto meno sappiamo fare la politica, con molta umiltà e garbo, abbiamo sempre rifiutato gli inviti, anche perché potremo arrecare danni e non apportare benefici. Eppure ci sono molti che ambiscono a ricoprire cariche, anche le più insignificanti, valli a capire.
Il grande bardo nel capolavoro “Giulio Cesare” nel necrologio del “divino Giulio” fa dire ad Antonio “Romani non sono qui per piangere la morte di Cesare…eppure Cesare era un uomo d’onore” Un “onore” che ora come ora, ci è difficile riscontrare perché lo sbandamento e i deliri di onnipotenza si sono impossessati dei gangli della politica nazionale che porterà ad uno stravolgimento delle compagini che ci governano.
Uno stravolgimento che a noi uomini della strada, appare inconcepibile ma che, in nome della politica “è utile” non sono parole nostre, ma di chi vive di queste cose, anche se “utilità” è una parola grossa specialmente quando in palio ci sono le sorti della collettività che, in questo momento, chiede certezze e non baruffe tra galli per giunta senza penne…