Conoscere quale sia la situazione dei tempi di attesa in sanità nel nostro Paese è un’ardua impresa. Sebbene i cittadini, le cronache nazionali e locali, le stesse istituzioni riconoscano che i tempi per accedere alle cure sono spesso troppo lunghi, avere una fotografia precisa della situazione nelle varie Asl e Regioni non è affatto scontato.
Dal Sud al Nord è una babele di dati e modalità di aggiornamento delle piattaforme online con cui le Regioni dovrebbero fornire un quadro della situazione in tempo pressoché reale.
Da una indagine effettuata da Cittadinanzattiva nella seconda metà di giugno emerge che solo 9 regioni su 20 forniscono online l’aggiornamento dei tempi di attesa a giugno 2024 (Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Umbria, Friuli, Calabria e Alto Adige); la Lombardia ed il Piemonte lo fanno soltanto per alcune ASL; le restanti regioni al massimo a Maggio 2024*. Bandiera nera è il Molise, con dati disponibili fino al 2023. I dati, inoltre, vengono forniti in almeno tre diverse modalità, il che ne rende difficile il confronto spesso anche all’interno dello stesso territorio: in percentuale, ricavata dal rapporto tra il numero di prestazioni erogate nei tempi previsti dal codice di priorità e il totale delle prenotazioni; in giorni di attesa medi previsti; indicando la prima data disponibile.
L’indagine di Cittadinanzattiva si è concentrata sull’analisi dei tempi di attesa di sei prestazioni, in tutte le regioni: prima visita cardiologica, prima visita pneumologica, prima visita ginecologica, prima visita oncologica, ecografia addome completo, mammografia. A questo link sono disponibili le tabelle regionali, qui il documento di sintesi.
La fotografia emersa evidenzia che da Nord a Sud ci sono difficoltà nel rispetto delle tempistiche previste dalle diverse classi di priorità (U-Urgente: da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; B-Breve: da eseguire entro 10 giorni; D-Differibile: da eseguire entro 30 giorni per le visite, entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; P-Programmata: da eseguire entro 120 giorni).
Fra i casi limite nelle realtà che indicano i tempi di attesa in giorni segnaliamo le seguenti: nell’Azienda Universitaria Friuli Centrale, si attendono in media 498 giorni per l’ecografia addome programmabile, e 394 giorni per la visita ginecologica sempre con codice P; 427 i giorni in media di attesa per una visita cardiologicaprogrammabile nella Azienda Sanitaria 3 Ligure. Tra chi indica il rispetto in percentuale dei tempi previsti dai codici di priorità B, D e P, i seguenti sono ben al di sotto dello standard del 90% stabilito dal PNGLA: nella ASL RM4, si rispettano i dieci giorni massimi di attesa soltanto per il 17,8% delle ecografie all’addome completo in classe B; nelle Marche (dati aggregati, non per ASL) solo il 41% delle mammografie programmabili è garantito nei 120 giorni previsti; in Molise, si garantisce nei canonici 60 giorni della classe D solo il 34% delle ecografie addome completo; nella Asl Napoli 1 Centro appena il 14% delle visite oncologiche in codice B è erogato entro 10 giorni; la Asl di Bari riesce ad erogare entro i 10 giorni solo il 9% delle visite pneumologiche con codice B.
Di seguito qualche esempio di estrema variabilità all’interno della stessa area geografica o della stessa regione nel rispetto dei tempi di attesa:
– in Friuli Venezia Giulia, quasi tutte le prestazioni oggetto di indagine, a maggio, sono state erogate ben oltre i giorni previsti. In Veneto invece succede l’esatto contrario: tempi rispettati per tutte le prestazioni e tutte le priorità. Così succede anche in Calabria.
– Nell’ASL 1 Abruzzo e nell’ASL di Pescara, il 90% delle visite oggetto dell’indagine sia per la classe B che per la D, sono state erogate nei tempi stabiliti; l’ASL di Pescara mostra però il fianco sulla classe P, con una media del 62% e picco minimo del 33.8% per quanto riguarda l’ecografia addome completo.
– L’Umbria invece presenta dati aggregati riferibili a giugno: solo il 38% delle ecografie addome in classe B sono erogate entri i 10 giorni previsti, al contrario tutte le visite oncologiche in classe D e P sono erogate rispettivamente entro i 30 e i 120 giorni previsti.
– Anche la Puglia presenta performance altalenanti: per una visita pneumologica in classe B si va dal picco minimo del 9.2% nell’ASL di Bari (a febbraio 2024), al rispetto al 100% dei tempi per la stessa prestazione e nello stesso periodo nell’ASL di Lecce; sempre nella Asl di Lecce però soltanto il 38% delle visite cardiologiche in classe D e P è erogato nei tempi stabiliti, mentre per le altre visite messe sotto la lente i tempi sono rispettati mantenendo però una media vicina al 90% nelle diverse classi di priorità.
– Nella Asl di Caserta solo il 33% delle mammografie con priorità B vengono garantite nei tempi previsti di 10 giorni mentre tutte quelle con priorità D sono erogate entro i canonici 60 giorni, se si passa al codice P la Asl in questione ne garantisce il 67% nel termine di max 120 giorni.
Il confronto con una precedente indagine condotta a Luglio 2023 su cinque regioni (Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia e Puglia) ha evidenziato luci e ombre. Va meglio ad esempio nella Asl RM4 per le visite cardiologiche in classe B, poiché a giugno 2024 il 65% (rispetto al 41% di luglio 2023) è stato erogato entro i 10 giorni previsti; nell’ASL di Bari si segnala un aumento del +53% (dal 32,1% all’85%) di mammografie in classe B erogate nei tempi previsti; nell’AUSL Reggio Emilia +55% (dal 39% al 94,7%) di tempi rispettati per una visita pneumologica; nell’AS Ligure 1, per un’ecografia addome completo si è passati dai 5/21 /24 giorni di attesa nel 2023 rispettivamente per le classi B, D e P, ai 2 giorni del 2024. Di seguito alcuni peggioramenti: sono 427 i giorni registrati nell’AS Ligure 3 per una visita cardiologica di classe P rispetto ai 6 necessari nel 2023; nell’ASL Viterbo, per una visita pneumologica in classe B si è passati dal 100% di prestazioni erogate nei tempi previsti nel 2023 ad appena il 42% (-58%); nell’AUSL di Parma, il 12% in meno delle visite cardiologiche sono erogate nei tempi previsti (dal 93% del 2023 all’80,7%del 2024).
Quanto si attende al telefono del CUP?
La nostra indagine ha evidenziato che tutte le regioni sono provviste di CUP, che risultano centralizzati in 13 Regioni, mentre sono divisi per zone/asl nelle restanti 7 (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Veneto, Sardegna e Toscana), con altrettanti diversi numeri telefonici.
I tempi di attesa per parlare con l’operatore si sono mostrati nella stragrande maggioranza piuttosto ragionevoli: il migliore è risultato essere il CUP della regione Lazio, con soli 2 minuti e 15 secondi di attesa; a seguire i CUP di Lombardia, Puglia, Sardegna, Campania e Basilicata, con un’attesa massima sempre inferiore ai 3 minuti. Nelle altre regioni invece il tempo di attesa è variato dai 3 minuti e 20 secondi dell’ULSS 4 del Veneto, fino ad arrivare agli oltre 18 minuti registrati per l’ASL di Genova. Nonostante diversi tentativi, invece non si è riusciti a parlare con gli operatori dei CUP di USL Toscana Centro), di Valle d’Aosta e del Friuli.