di Massimo Dalla Torre
Migliore tracciabilità, minori frodi. Questo è il leit-motiv che caratterizza il nuovo sistema di certificazione elettronica per le importazioni di prodotti biologici. Si tratta di un sistema innovativo che sostituisce quello tradizionale tant’è che i controlli cartacei sono stati archiviati per il passaggio all’informatizzazione.
A stabilirlo la Commissione europea, che ha stimato i benefici dovuti soprattutto all’abbattimento degli oneri amministrativi non solo per gli operatori ma anche per le autorità preposte soprattutto al controllo.
Il tutto in considerazione che il sistema di certificazione elettronica permette di aumentare la sicurezza alimentare in quanto, rende più capillare la raccolta d’informazioni sul prodotto offrendo nel frattempo dati statistici completi e organici sui prodotti biologici specialmente quelli d’importazione.
Inoltre, gli Stati membri da qualche tempo stanno inserendo i certificati d’importazione all’interno del “Traces”, ossia il sistema elettronico per il controllo degli scambi commerciali che segue i movimenti dei prodotti alimentari nell’Unione. In questo modo si ha una reazione rapida agli allarmismi sanitari propri in virtù della mappatura costante dei movimenti delle spedizioni, cosa che agevola anche la gestione del rischio delle partite di prodotto rifiutate dal mercato stesso.
Si tratta di un meccanismo che torna a vantaggio dei Paesi stessi ad esempio per il caffè acquistato dal Brasile, per i kiwi provenienti dalla Nuova Zelanda, per le banane del Costarica, e del cacao che arriva dalle nazioni Andine come il Perù. Intanto in Italia, da qualche anno è entrato in vigore il decreto nazionale per l’indicazione in etichetta dell’origine del latte e dei latticini. Una misura che risponde al regolamento comunitario sulle informazioni per gli alimenti.
Misura con la quale latte e derivati come formaggi, mozzarelle, burro, latticini, yogurt porta le indicazioni d’origine e di provenienza, utili per la trasparenza e la tutela del consumatore. “E’ un passo “positivo” questo il commento degli esperti, che, invitano però a lavorare con più impegno con l’obiettivo di giungere alla definizione di una regolamentazione comunitaria sulla commercializzazione del prodotto e dei suoi derivati.