L’intervento/ Sarà il caso di riesumare il vecchio “salvadanaio”?

di Massimo Dalla Torre

Come poteva mancare la nostra disamina sulla situazione economico / finanziaria del Molise? Non poteva mancare perché ragionando la mente ci ha fatto un brutto scherzo, riportandoci indietro con gli anni, quando da ragazzi la vecchia “Cassa di Risparmio” Molisana, altra perla andata persa, altro non aggiungiamo perché correremo il rischio di risvegliare ricordi e dolori, regalava ai più piccoli risparmiatori oltre al libretto con la copertina verde, “salvadanai” in ghisa di colore carta da zucchero.


Un “gadget” che serviva ad avvicinare i ragazzi all’austero mondo della banca. Un regalo che, vista la situazione disastrosa dell’economia nazionale ma soprattutto locale, molti farebbero bene a riesumare dagli scaffali delle soffitte o dei ripostigli di casa con la speranza che scuotendoli si possa sentire “il tintinnio”, ci si consenta questa licenza poetica, di una monetina anche sottomultiplo dell’Euro.


Un oggetto, dicevamo che, se pur anacronistico, giacché le transazioni finanziarie avvengono “on-line”, tanto per usare il linguaggio che contraddistingue il terzo millennio, potrebbe tornare utile alla causa dei Molisanes. Una regione che esaminata attentamente sotto la lente utilizzata degli operatori economici assume sempre di più i connotati di un “clochard” e sfidiamo chiunque a confutare questa nostra affermazione.
Sempre dando fondo ai ricordi di ragazzi, ci tornano alla mente le parole usate da una conoscente di famiglia che, quando qualcuno ostentava ricchezza, ma che in fondo si sapeva uno “spiantato” lo definiva: “Spiritoso e morto di fame”. Insomma, uno che applicava alla lettera il detto “meglio apparire che essere”.


Uno che pur di far parte del cerchio di chi contava vestiva con abiti rivoltati, usava scarpe fuori moda e con la suola spesso e volentieri sfondata, indossava cappelli sgualciti, sfoggiava cravatte contraddistinte da vistose patacche di unto e faceva finta di aver dimenticato il portafoglio nell’altra giacca. Uno che quando non poteva fare meno di pagare tenuto conto che fino a quel momento aveva “scroccato” si scusava dicendo di avere nel portafoglio una banconota di taglio grosso difficilmente cambiabile.


Uno di quei personaggi che i latini avrebbero definito “pediculus vulgaris”. Per tornare ai fatti che hanno dato l’avvio a questa chiacchierata, anzi soliloquio visto che chiacchieriamo solo noi con la speranza di essere ascoltati. Quanto fin qui pensato e trasposto sul video, non deve essere considerato come il lamento di Cassandra, tanto per piangerci addosso e “ripensare al tempo perduto”. Un soliloquio motivato da un dato di fatto lo fascio cui siamo nostro malgrado complici e vittime è palese.


Uno sfascio che, nonostante sono cambiati gli attori, almeno in parte, inesorabilmente ci ha portato ad un punto di collisione senza alcun margine di salvezza e questo per la nostra piccola realtà è male. Uno sfascio dominato ancora una volta da incomprensibili motivazioni in cui tutti si sentono in dovere di dire la propria e di erigersi a palatini di una causa cui dobbiamo ancora capire la ratio.


Uno sfascio che, sotto molti aspetti, ci fa rimpiangere il vecchio confronto politico in cui, anche se i toni erano alti i risultati arrivavano e non galleggiavano nel nulla come quelli che ci costringono a essere perennemente la regione limbo. Ecco perché sarà il caso di rovistare tra le cose di casa senza avere il timore che queste siano “di pessimo gusto” come le avrebbe definite Guido Gozzano.

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