di Massimo Dalla Torre
Torniamo a scrivere, lo abbiamo più volte fatto, per porre la domanda usata quale titolo. Domanda che facciamo soprattutto a noi stessi: “Quanto e’ Europeo il Molise? Domanda che, potrebbe sembrare scontata, solo se si pensa che siamo in Europa a tutti gli effetti e che ogni anno gli appartenenti all’Unione Europea aumentano, anche se si registrano fibrillazioni: brexit anglosassone, elezione risicata della Presidente della Commissione Europea e manifestazioni plateali all’interno dei palazzi della politica internazionale con disappunto verso chi le mette in atto. Eppure; è necessaria, perché il Molise, nonostante ha solide basi nella capitale Belga e a Strasburgo, con rappresentanti che hanno al loro attivo un nutrito pacchetto di voti, è ancora lontano, da quelle che sono le “idee” europee. Le quali, faticosamente cercano di farsi largo in una regione considerata da troppi, e questo è negativo, un semplice corridoio di passaggio per raggiungere altre realtà, forse meno propositive, ma che sanno spendersi meglio. Esterniamo questi pensieri perché di Europa nel Molise troppi ne parlano come se fosse una conquista acquisita. Troppi si danno da fare per organizzare eventi di tutto rispetto. Troppi cercano di accreditarsi nel centro Europa come a una meta da raggiungere. Altri ancora partecipano, a caro prezzo, pagato per giunta da noi contribuenti, a convention Istituzionali, fuori dai confini nazionali che sono sicuramente di valenza ma che, per quanto ci riguarda, non portano vantaggi nel campo delle relazioni internazionali che permettono scambi commerciali ma soprattutto di idee, perché forse siamo poco propositivi e di conseguenza degni di attenzione. Vedete essere europei significa operare e vivere l’Europa così com’è. Non ce ne voglia chi lavora per far attecchire un modus di lavoro sgombro da localismi che bloccano la terra di Molise. Il quale, nonostante dimostri buona volontà, non è ancora capace di far propri i principi che ispirarono “idee” che i padri fondatori dell’Unione lanciarono finanche con il manifesto di Ventotene. Con questo non ci si giudichi disfattisti perché siamo consapevoli che, dalle piccole realtà, vengono i maggiori contributi. Piccole realtà che, a differenza di quelle più grandi, colgono le particolarità ma soprattutto le opportunità che la grande famiglia europea offre. Questo perché essendo un territorio ancora “vergine”, dove è facile seminare per raccogliere. Peccato che da noi questo ancora non è applicato, anzi compreso. Una mancanza dettata da una non perfetta sinergia con il significato comprensione essere “europeo”. Una mancanza, nata forse, dall’assenza di basi che nascono da una ponderata osservazione di quello che l’Europa offre ai giorni nostri. Questa è la realtà; null’altro. Allora quali i correttivi affinché anche il Molise possa dirsi Europeo. Di suggerimenti non sappiamo darne anche perché da semplici cittadini per giunta “ignoranti” in materia, ci sarebbe molto difficile darne. Tuttavia ci vengono alla mente le parole del Commissario Danuta Hubner e quanto l’Europa incide sull’azione di operare e di conseguenza permettere lo sviluppo: “Il Molise ha tutte le capacità e le opportunità per fare quel salto di qualità dalla ‘zona grigia’ che lo pone a metà strada tra le Regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno. Per fare questo, però, è necessario che si punti tutto sulla innovazione e sullo sviluppo”. Parole che speriamo siano la chiave giusta per essere propositivi e non semplici spettatori.