L’intervento/Non siamo vassalli della Meloni, guardiamo in faccia la realtà


di Massimo Dalla Torre
Vorremo aprire questa finestra sulle azioni del mondo politico con il commento a quanto sta
accadendo in Parlamento in merito alla questione degli oltre 10.000 accessi illegali nei confronti di cittadini, giornalisti, uomini politici, gente dello spettacolo e sportivi. Accessi che stanno
scatenando un vero e proprio tsunami anche perché chi ha ordinato l’affaire è ancora ignoto,
anche se abbiamo il sospetto chi sia ma questo è ancora da verificare. A farci da sparring sono i
continui distingui da parte della coalizione che governa il Paese che, ha non seminato bene ma
soprattutto sta razzolando male, anzi malissimo.

Distingui e prese di posizione che la dicono lunga sullo stato di confusione e incongruenza in cui versa la classe politica nazionale e soprattutto quella locale. La quale, ha sposato appieno la “santa causa” proposta dal “Casato di Giorgia e Co”. tant’è che è declassata al rango di “servi della gleba” e non di vassalli, perché non all’altezza. A questo punto, per non uscire dal seminato, “consentiteci”, di porre una domanda in qualità di lettori agli appartenenti a quest’armata che, neanche Brancaleone da Norcia comanderebbe. Lettori che,
e potessero, vorrebbero capire la ratio con cui si portano avanti certe tesi, leggasi ritorno a tempi non propriamente felici, attaccamento a certe ideologie ecc.…

È mai possibile che nel terzo millennio, dopo aver aberrato le malefatte delle repubbliche precedenti si debba ricadere nello stesso errore? È mai possibile dare credito a chi usa il mezzo mediatico per raccontarci “la favola della buona notte” dove chi non la pensa come gli aficionados del tri-partito è un bolscevico rivoluzionario dedito solo ed unicamente al teppismo e alla violenza? È mai possibile che dobbiamo assistere alle litanie di chi crede di essere padre-padrone assoluto dell’informazione; soprattutto quella di Stato? Per non parlare di quella locale. Potremo continuare ma per rispetto nei confronti dei lettori ci fermiamo qui. Un rispetto dettato dal malessere che si respira che ha come epilogo un’amara constatazione: siamo arrivati veramente alla “frutta”. Dove, non si sa chi “paga il conto; anzi lo si sa: gli operai, gli artigiani, i piccoli imprenditori, i lavoratori dipendenti, i pensionati e principalmente chi ha perso tutto e non sa come tirare avanti. Questa è la realtà, null’altro.

Una realtà dove ogni giorno che passa si assiste alla desertificazione mentale, materiale e morale. Una realtà che non accetta assolutamente che ci sia un distinguo tra cittadini di serie A e quelli di serie B. Mettete un freno a tutto questo; ascoltate la gente. Toccate con mano la realtà, non fate promesse che già sapete di non poter mantenere. Abbiate il coraggio di lavorare in silenzio tra la gente e per la gente. Solo così si da una lezione di democrazia, di senso di responsabilità, di rispetto per chi non sa come arrivare a fine mese. Solo così l’idea del cambiamento può essere guardata con fiducia e non con sospetto come accade ora. Solo così ci si può affrancare definitivamente dall’immagine di “scendiletto” che mette la faccia sotto i piedi di chi crede di fare il nostro bene con la consapevolezza che stare fermi con i piedi è molto difficile. Solo così si può dare spazio al confronto leale tra le parti in cui domande e risposte coniugate assieme sono la base costruttiva per il rilancio definitivo del Paese e della realtà locale senza fare voli pindarici di fantasia.

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