L’intervento/ “lo Stato sono io”

di Massimo Dalla Torre

Sicuramente molti lettori ricorderanno l’affermazione che abbiamo utilizzato quale titolo per questa nuova chiacchierata mattutina. Un’affermazione che ci riporta indietro nei secoli, e precisamente nella Francia di Luigi XIV, ossia il “Re sole” che proferì questa frase affermando la supremazia della monarchia. Un personaggio talmente carismatico, che, anche quando incappava in qualche “scivolone”, e le cronache di corte ne riportano molti, sapeva riconquistare la scena lasciando tutti esterrefatti, ed è per questo che è passato alla storia come l’uomo che portò la Francia ai massimi vertici nell’Europa del seicento.

A questo punto vi domanderete cosa si nasconde dietro quest’apertura di stampo storico-culturale? Nulla di farraginoso e di Machiavellico anche se lo scritto può sembrare frutto di elucubrazioni di cui il coevo dei Medici era un gran maestro. In queste ore molti palazzi della politica locale sono in fibrillazione, tant’è che le riconferme per le poltrone, specialmente quelle più in alto, non sono più tanto sicure.

Le quali, vacillano per i numerosi “malesseri”, che sono “scoppiati” nelle maggioranze che reggono le sorti della nostra piccola ma incisiva realtà. Malesseri, che hanno assunto i connotati di una vera e propria “sindrome di decisionismo unilaterale”, tant’è che ancora una volta le scelte arrivano dai tavoli che contano. Un qualcosa che ha mandato letteralmente in pezzi i delicati equilibri politici.

Insomma un vero e proprio “tzunami” che, si sta abbattendo sui partiti falsamente chiamati a decidere sulle candidature in vista dei prossimi appuntamenti elettorali di maggio. Senza voler entrare nel merito delle “beghe” e delle “questioni”, anche se dovremo farlo, perché, lo ripeteremo all’infinito, siamo noi elettori a conferire il mandato agli eletti per rappresentarci, vorremo capire il perché non c’è accordo anche tra le compagini aventi gli stessi colori.

Compagini dove si registrano venti di guerra, e soprattutto perché è difficile trovare la quadra per ricostruire l’identità Molise, iniziando dai centri più rappresentativi. Una non quadra alimentata da chi soffia sul fuoco pur di mettere in crisi i partiti che litigano quotidianamente. Insomma un gran “rabellot” per usare un eufemismo nella lingua del sovrano sui cui “possedimenti non tramontava mai il sole”.

Un vero e proprio fiume in piena che rischia di travolgere tutto e tutti anche se si è arrivati al capolinea dei cinque anni di governo e di conseguenza urgono le scelte per il futuro. Insomma, una specie di domino, in cui le pedine a pois nere e bianche affiancate le une alle altre, grazie ad un gioco di abilità, di cui i cinesi sono veri maestri, una volta spinte creano disegni fantastici ed allegorici. Per tornare al filo conduttore dell’articolo, abbiamo utilizzato l’affermazione del re sole “lo stato sono io” perché quello che sta accadendo ha assunto i connotati di un vero e proprio “delirio d’onnipotenza”.

Un qualcosa di negativo che fa ignorare gli obiettivi, che si vogliono raggiungere altrimenti si rischia di rimanere isolati, ecco perché concedeteci di dare un consiglio a “chi di dovere” facendo ricorso ancora una volta a un detto locale che traduciamo dal vernacolo “…se non la smettete, di litigare rischiate di rimanere soli come don Paulino con una mano davanti e uno dietro…”

Cosa che ci auguriamo non accada altrimenti, “il domino” causerà altre cadute perché il Molise e i Molisani in questo particolare momento non sono disposti ad accettare i diktat con tanto d’imposizioni che possono comprometterne lo status quanto mai incerto.

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