di Massimo Dalla Torre
torniamo a scrivere sul web per porvi una domanda che facciamo implicitamente anche a noi stessi: “Il Molise è una realtà Europea? Domanda che, potrebbe sembrare scontata, solo se si pensa che siamo in Europa a tutti gli effetti e che ogni anno gli appartenenti all’Unione Europea aumentano, anche se si registrano fibrillazioni – brexit anglosassone.
Eppure, è una domanda necessaria, perché il Molise, nonostante abbia solide basi nella capitale Belga, con tanto di sede di rappresentanza, è ancora lontano, almeno questo è il nostro parere, da quelle che sono le “idee” europee. Le quali, faticosamente cercano di farsi largo in una regione considerata da troppi, e questo è negativo, un semplice corridoio di passaggio per raggiungere altre realtà, forse meno propositive della nostra, ma che sanno spendersi meglio. Esterniamo questi pensieri perché di Europa nel Molise troppi ne parlano come se fosse una conquista acquisita.
Troppi si danno da fare per organizzare eventi di tutto rispetto. Troppi cercano di accreditarsi agli occhi di chi guarda alla città dove sorge la “grand place” come a una meta da raggiungere. Altri ancora intraprendono viaggi per partecipare a convention Istituzionali, fuori dai confini nazionali che, se sono di valenza, – leggasi 198° meeting del Bureau del Comitato delle Regioni, organizzato a Bucarest nell’ambito dell’ottavo summit europeo delle regioni e delle città, che, per quanto ci riguarda porterà vantaggi nel campo delle relazioni internazionali e permetterà ulteriori scambi commerciali ma soprattutto di idee.
Vedete appartenere all’Europa non significa apparire, non serve, anche perché il messaggio che si vuole lanciare la maggior parte delle volte è solo per gli addetti ai lavori e non al resto dei cittadini. Essere europei significa operare e vivere l’Europa così com’è. Non ce ne voglia chi lavora per far attecchire un modus di lavoro sgombro da localismi che bloccano la terra di Molise. Il quale, nonostante dimostri buona volontà, non è ancora capace di far propri i principi che ispirarono “idee” che i padri fondatori dell’Unione lanciarono oltre sessantanni fa.
Con questo non ci si giudichi disfattisti perché siamo consapevoli che, dalle piccole realtà, vengono i maggiori contributi. Piccole realtà che, a differenza di quelle più grandi, colgono le sottigliezze e le particolarità ma soprattutto le opportunità che la grande famiglia europea offre. Questo perché essendo un territorio ancora “vergine” è facile seminare per raccogliere. Peccato che da noi questo ancora non sia applicato a trecentosessanta gradi. Una mancanza dettata da una non perfetta comprensione di quello che significa veramente essere “europeo”.
Una mancanza nata forse dall’assenza di basi che nascono da una lunga militanza e da una ponderata osservazione di quello che l’Europa offre ai giorni nostri. Questa è la realtà; null’altro. Allora quali i correttivi affinché anche il Molise possa fregiarsi, non simbolicamente, ma materialmente, della bandiera blu dove svettano le stelle gialle? Di suggerimenti non sapremo darne anche perché da semplici cittadini per giunta “ignoranti” in materia, ci sarebbe molto difficile darne.
Tuttavia ci vengono alla mente alcuni concetti che furono esternati qualche anno fa durante lo svolgimento di un incontro svoltosi a Campobasso, proprio sull’Europa alla presenza del Commissario Danuta Hubner e quanto l’Europa incide sull’azione di operare e di conseguenza permettere lo sviluppo “Il Molise ha tutte le capacità e le opportunità per fare quel salto di qualità dalla ‘zona grigia’ che lo pone a metà strada tra le Regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno. Per fare questo, però, è necessario che si punti tutto sulla innovazione e sullo sviluppo”.
Concetto che facciamo nostro con la speranza che chi può deve farci uscire, specialmente ora, giacché a Maggio si voterà per rinnovare il Parlamento Europeo, dalle paludi che non ci permettono di dire appieno e senza alcun timore di smentita “Nous sonnes européens” – “We are european” “Noi siamo europei”.