di Massimo Dalla Torre
Questa potrebbe essere, l’esortazione nei confronti di chi ha deciso di candidarsi all’elezione sia di primo cittadino del capoluogo regionale, sia da consigliere comunale. Un’esortazione che prendiamo in prestito dal titolo di un film western italiano degli anni 60/70 diretto da Sergio Solima che, aveva tra gli interpreti principali, lo straordinario e versatile, purtroppo scomparso, Tomas Milian, che molti ricordano come “cuccillio”. Invito che rivolgiamo a chi quando le urne daranno la risposta, sarà obbligato a rispettare gli impegni presi in campagna elettorale, visto soprattutto le varie anime che caratterizzeranno la stagione politica che, si presenta alquanto anomala, causa le scaramucce iniziate da tempo all’interno degli schieramenti politici. Invito che ci sentiamo in dovere di ricordare a quanti si dicono pronti a risollevare le sorti di Campobasso in nome del rilancio che deve avvenire. Il quale, ha assunto i connotati di un oggetto deforme che, nonostante i proponimenti, è stato abbandonato alla propria sorte. Un qualcosa d’indefinito che, negli anni, ha fatto si che gli “adepti del sistema” potessero trarre vantaggi “cicero pro domo propria” e non per la collettività. La quale, ora più che mai, attende risposte e non promesse che purtroppo, sappiamo, nessuno manterrà, perché non c’è alcuna volontà di mantenerle. Promesse che hanno creato un clima di sfiducia nei confronti della classe politica locale che mostra poca attenzione nei confronti della cosa pubblica che, invece, ha bisogno di una programmazione mirata, costruttiva, propositiva. Tre punti su cui puntare, ci scusiamo per il gioco di parole, se si vuole che si dia contezza ai proponimenti che in campagna elettorale si fanno. Tre obiettivi che devono rappresentare “il testimonio” chi fa atletica capisce il senso della parola, di chi si è detto pronto a scattare allo start e raggiungere il traguardo da vincente e non da partecipante. Uno start che metta definitivamente fine alla confusione, all’abbandono, alla noncuranza che, rappresenta, la nemesi per Campobasso sempre più preda dell’incertezza e della sfiducia. Parole che hanno causano la debacle della città cui nostro malgrado siamo solo ed unicamente vittime incolpevoli, anche se questa è un’altra storia che speriamo di non dover raccontare con dovizia di particolari a breve visto che il 26 maggio avanza a grandi passi; solo allora sapremo se è realtà o fantasia.