di Massimo Dalla Torre
Il nostro Paese nella classifica mondiale in materia di competitività si piazza al 40° posto seguito dalla Thailandia e dalla Lettonia e ultimi in Europa in materia di regime fiscale. Questa è, la fotografia scattata dal Rapporto di Business International titolato ‘La competitività del Sistema Italia’, redatto sulla base dei dati dell’Economist Intelligence Unit.
Una situazione poco confortante quella dell’economia italiana che emerge dallo studio che ha focalizzato la propria attenzione sulla precarietà economico/finanziaria dello stivale. In generale il giudizio sull’Italia è negativo, anche se le peggiori previsioni per il nostro Paese sono attese nell’ambito sia macroeconomico e sia del mercato del lavoro. Nel primo caso, è prevista una perdita di quattro posizioni all’interno della classifica europea e di ben ventuno in quella mondiale, a causa di un peggioramento della valutazione riguardante il saldo corrente e il tasso di cambio.
Nel secondo caso, l’Italia perde due posizioni nella classifica mondiale e una sola in quella europea. Al momento, l’Italia dunque si posiziona solo a metà classifica mondiale su ottantadue paesi passati sotto la lente d’ingrandimento degli esperti del settore. Il tutto in un’ottica macro-regionale, in cui l’Italia è al sedicesimo posto su diciotto Stati, davanti solo alla Grecia e alla Turchia. Per uscire dalle paludi che non ci permettono assolutamente di camminare spediti, i vertici di Business International spa, suggerirono che l’Italia doveva effettuare un taglio fiscale per “ridurre non solo le tasse sui salari ma anche gli oneri a carico delle imprese”.
Come non bastasse altro punto di stallo riguardava le infrastrutture “su cui pesa una previsione poco felice, tant’è che a livello regionale europeo, siamo al 27° posto, sebbene alcuni sub-indicatori specialmente, quelli legati alle telecomunicazioni e alle aree portuali, fecero registrare un incremento positivo.
Qualche miglioramento fu previsto nel campo delle politiche per l’impresa e la concorrenza, dove ci si aspetta un recupero di tre posizioni nella classifica mondiale grazie anche alla spinta degli indici legati ad attività normativa, inerente al controllo dello stato e protezione dell’azionariato di minoranza, Infine guadagnò una posizione nella classifica per l’indice relativo alle politiche del lavoro per gli investimenti esteri”.
Si tratta di un dagherrotipo dai toni alquanto scuri, per rimanere nel campo della fotografia, tutt’ora valido, tant’è che e, se non si correrà prontamente ai ripari, i presupposti ci sono ancora, si corre il rischio di accentuare ancora di più le ombre che ci fecero scivolare oltre le parti basse delle classifiche a dimostrazione che la propositività, purtroppo, non appartiene all’Italia, realtà ancora sotto osservazione.