di Massimo Dalla Torre
È proprio vero che i proverbi sono l’insegnamento per la vita, tant’è che sinteticamente
spiegano spesso e volentieri le distonie del sistema utilizzando anche metafore ma
soprattutto poche parole. Nella fattispecie ci riferiamo a quanto sta accadendo per la
scelta del candidato sindaco per il centrodestra che, ancora non mostra le carte, anche se
la compagine assicura che si è in fase di arrivo. Un confronto serrato tra i vari esponenti
che si dicono pronti a governare il vascello cittadino senza però nocchiero e tanto meno
rotta. Confronto senza alcun esito che vede rimandare da settimane la decisione finale,
leggasi i tanti articoli e i reportage riportati dalla stampa locale. Situazione incresciosa che
da “impiccioni” vorremo rimarcare riportando alcune cose in nome e per conto dei
campobassani, quelli a cui è negata la parola che assistono attoniti alle “baruffe
chiozzotte” come le definirebbe Carlo Goldoni, maestro e autore teatrale nella Venezia del
600/700. Confronti che, per l’indecisionismo con cui si stanno portando avanti le cose,
somigliano ai litigi tra galli, quelli che si usa mettere in campo, specialmente nel Messico,
dove il pueblo per ammazzare il tempo mette in campo i combattimenti fra pennuti.
Fortunatamente, anche se di fortuna non si può assolutamente parlare, i contendenti,
nonostante “gli artigli” discutono solo verbalmente anche se con toni forti, tanto da
palesare che dietro i continui scontri, non sono solo questi, si nasconda qualche cosa di
più profondo: forse una vecchia ruggine politico/partitica; valli a capire, direbbero “i più”
curiosi. Animosità inspiegabili perché alla fine a pagarne le conseguenze, come sempre
del resto, sono i cittadini del capoluogo di regione che, ha “perso il tacco dello stivale e
presenta la suola con buchi vistosi”. Condizione inaccettabile perché la questione che si è
creata per la non comprensione tra le parti anche con vertici nazionali della destra non ha
portato ad alcuna espressione in merito. Insomma un gran “rabellot” che vede sul piatto
della bilancia molti esponenti di spicco che pesano a sfavore dei campobassani, i quali,
sicuramente, dovranno accettare la situazione, senza poter sperare in nulla di buono ma
anche perché un altro proverbio dice: “chi di speranza vive, disperato muore”; ecco perché
a Campobasso le speranze sono vane e la disperazione conduce al decesso politico, visto
che quello che potrebbe da qui a breve accadere è realtà incontrovertibile…
L’intervento/Dove ci sono troppi galli non fa mai giorno
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