di Massimo Dalla Torre
Consentiteci di tornare su di un argomento che caratterizza le cronache della stampa
locale e interessa la situazione politica Campobassana che, vista nell’ottica scaramantica,
fa pensare seriamente che la “iella” si è accanita contro il capoluogo di regione. Una città
che Luigi Pirandello vestirebbe, se fosse possibile, con i panni di Rosario Chiarchiaro,
protagonista della novella “La patente” in cui, il personaggio listato di nero, si presenta alle
autorità cittadine del paese dove vive e dove è allontanato da tutti, a causa della nomea di
“iettatore”, per ottenere la patente di “menagramo”.
Una professione che, a Campobasso non si addice giacché, a differenza del singolare personaggio Pirandelliano, non è portatrice di “malocchio” bensì è colpita dal “malocchio”. Una città che, vista la situazione in cui versa ultimamente, leggasi diatribe nello schieramento politico di destra fa pensare seriamente che è stata segnata da qualche “fattura”, non quella contabile tanto per intenderci, ma uno di quei “singolari artifizi” confezionati da un mago visto che questa categoria opera e prospera a tutto tondo nella nostra Nazione. Una “fattura a morte”, insomma, fatta per far soccombere i punti nevralgici del sistema che, da qualche anno, è letteralmente retrocesso in tutte le classifiche economiche. Un declassamento che, ancora
una volta costringerà i Campobassani a rimboccarsi le maniche per cercare di riparare i
danni causati da chi “ha gufato”, come si dice comunemente, senza ricorrere a orpelli
linguistici, affinché Campobasso cadesse in disgrazia.
Per quelli particolarmente sensibili agli argomenti legati al mondo dei “corni”, degli “scongiuri”, delle “filastrocche” contro gli influssi negativi e avvezzi a “toccarsi” dove non “batte mai il sole”, con questa nostra “ironia”, giacché qualcuno ci ha accusato di ironizzare fin troppo, vorremo rispondere che è meglio ricorrere all’ ironia per dare una spiegazione a quanto sta accadendo piuttosto che pensare che qualcuno, volontariamente ed artatamente, sta demolendo l’identità
Campobassana. Un’identità, e questo non smetteremo mai di scriverlo, giacché rimane
questo per esternare il disagio, fatta di sacrificio, di silenzio e di rinunce, cose cui altre
realtà non saprebbero accettare. Ecco il perché ricorriamo a usare questo strumento non
sempre da tutti condiviso e soprattutto compreso, cosa che aggrava ancora di più la
questione. Uno strumento che è spiegabilissimo tanto quanto quello usato da molti che,
pur di allontanare la “mala sorte”, si reca alle ricevitorie del lotto per giocare i numeri con la
speranza di poter dare una svolta alla loro vita.
Puntate che, se le avversità planetarie continueranno ad assisterci, si fa per dire, faranno salire il “castelletto” ossia il monte premi proprio com’è accaduto qualche anno fa per il mitico “53” definito dagli studiosi della materia un “fenomeno anomalo” che, oltre a far “svenare” gli habitué delle sale gioco, ha indotto finanche al suicidio di persone che, accortisi di aver perduto tutto, hanno fatto ricorso alla “estrema ratio”, vale a dire alla morte. Atteggiamenti che ci auguriamo non si manifestino da noi anche perché giocarsi tutto per una sequenza di numeri sarebbe da irrazionali. Un’irrazionalità che, gli esperti della cabala indicherebbero con il 22 o il 23 ossia “il pazzo” èlo scemo”. Aggettivi che non si caratterizzano con i Campobassani. I
quali, per non smentire la tradizione di buoni meridionali con una mano impugneranno gli
attrezzi necessari alla ricostruzione con l’altra stringeranno il “corno” con la speranza che
gli influssi negativi si ripercuotano su chi li ha “affatturati”.