di Massimo Dalla Torre
Ci siamo permessi di giocare con il latino, in questo caso maccheronico, con tutto il
rispetto per le massime di vita per commentare, anche se è superfluo, quanto sta
accadendo nei palazzi della politica che, da mesi languano, nonostante i problemi
aumentano visto anche l’imminente avvio della campagna elettorale per le elezioni di
giugno. Sulla bontà delle tesi portate avanti dai vari big, si fa per dire big, che fanno visita
alla ventesima regione dello stivale non entriamo, anche se dovremmo farlo da cittadini,
perché tutti hanno il diritto di comprendere cosa accade, specialmente nella stanza dei
bottoni o di quello che ne rimane. La cosa che ci lascia perplessi e sconcertati è
l’insistenza con la quale si portano avanti certe argomentazioni che, evidentemente,
cozzano con i fatti che vacillano tanto da mettere in imbarazzo finanche chi ha sposato
appieno la tesi della positività delle cose, tanto da non sottrarsi in prima persona al fuoco
di fila. Tesi e positività che, sono come il “boomerang” che, se non si calcola bene
l’angolazione di lancio, al ritorno colpisce pesantemente chi, vuole a tutti i costi mitigare gli
accadimenti che stanno mettendo a soqquadro l’intero parterre politico molisano e
nazionale. Una sorta di “rabellot” che oggi più che mai ingenera confusione e sospetti. Un
qualcosa che innesca farraginosità difficile da comprendere perché come si dice nel
linguaggio comune: ci s’incarta su sé stessi, cosa alquanto pericolosa specialmente
quando si amministra la cosa pubblica materia delicata visto anche i periodi non troppo
tranquilli che si attraversano nel Paese. Un arrampicarsi sugli specchi che, a nostro
modesto giudizio, peggiora le cose e innesca meccanismi pericolosi che fanno si che
l’opinione pubblica si scagli ancora di più contro chi dovrebbe rappresentarci e purtroppo
non lo fa. Una rappresentanza che sotto la pressione mediatica appare disarmata, anzi,
riportiamo il commento di un cittadino: “è come il ragazzino che è stato scoperto a
mangiare la marmellata nella dispensa e balbetta giustifiche dinanzi a chi chiede
spiegazioni”. Paragone che calza appieno con gli avvenimenti perché “i se, i ma, e i
tentativi di capovolgimento di frittate” sono palliativi a quello che è la realtà dei fatti. I quali,
non crediamo, possano essere ricondotti sulla “via maestra” con la presentazione di prove
di cui dubitiamo fortemente la validità. Cose che invece suggeriscono di tacere e se del
caso fare un passo indietro non in segno di “resa” ma di civismo che: è una visione
alternativa al sistema che si propone di unire valori positivi per raggiungere un obiettivo
comune legato alla tutela di chi è parte integrante della comunità.
L’intervento/”Bis repetita non semper iuvant”, o forse si, vallo a capire
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