di Massimo Dalla Torre
Il 2019 per le PMI europee è un anno sicuramente positivo. A confermarlo sono i dati di un sondaggio internazionale Kpmg. Secondo lo studio il 44% dei titolari delle Piccole e Medie Imprese che operano sull’intero territorio dell’Unione europea ritiene che la ripresa avverrà entro la fine del 2019 mentre, il 40% prevede una svolta solo nel prossimo anno. Andando a guardare le cose di casa nostra il 65% delle imprese italiane è sicura dell’uscita dal tunnel della recessione che ne impedisce la crescita tant’è che è stato annunciato in questi giorni tant’è che il 70% è ottimista sulla ripresa per i prossimi mesi. Particolarmente incoraggiante anche il segnale che arriva dal fronte degli investimenti. Il 65% delle aziende punta tutto sullo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, con numeri che toccano picchi notevolmente superiori rispetto alla media degli altri Paesi europei. Preoccupazioni emergono invece nel campo occupazionale: il 10% delle imprese nostrane prevede assunzioni nei prossimi dodici mesi, mentre ben il 19% paventa una riduzione degli attuali livelli occupazionali, ecco il perché si è diffusa la consapevolezza che per recuperare competitività sono necessari interventi radicali applicando su vasta scala non solo il modello business ma anche una ristrutturazione dei processi produttivi. Per il 47% degli intervistati questa è una priorità non più rinviabile. Un altro tema che occupa la piazza d’onore è l’accesso al credito. Il 44% ritiene che quello dell’accesso a nuove fonti di finanziamento è un aspetto fondamentale affinché si rivitalizzi la crescita. Il 46% non si aspetta cambiamenti a breve nella disponibilità del sistema bancario a concedere nuovo credito, mentre il 20% è sicuro di incontrare difficoltà maggiori contro il 34% che crede nel miglioramento. Percentuali che, nell’altalenante andamento, mostra come l’interesse per gli investimenti è decisamente in ripresa e che le PMI costituiscono senza alcuna ombra di dubbio il motore propulsore di una economia che, da piccoli segnali, potrebbe trarre grandi vantaggi e questo per i vertici europei è un indicatore di cui bisogna tener conto se non si vuole che la desertificazione economico-imprenditoriale si impossessi del tessuto su cui costruire l’ Europa del domani.