di Massimo Dalla Torre
Non capiremo mai la logica che è alla base dell’acredine che in questi giorni condisce gli articoli e i comunicati dei partiti, tutti nessuno escluso, per le scelte non sempre condivise che da inizio legislatura fanno si che i palazzi della politica hanno assunto il connotato di carro dei Tespi.
Un’acredine che la dice lunga di come ancora una volta chi ci si compenetra in quella che è la libertà di scelta, specialmente quando quest’ultima è in netta antitesi alla compagine che governa questa regione. Non ce ne voglia nessuno, in special maniera chi cerca di far passare per buone certe tesi che di buono, forse hanno solo la prolusione. Figure che, ogni qualvolta ci si accinge al rinnovo si rinvigoriscono e fanno di tutto per mettere in cattiva, luce chi ha deciso di dire no al sistema, troppo compromesso e troppo vetusto.
Da anni si parla di rinnovamento, da anni si parla di svecchiamento, da anni si parla di cambiamento e poi, regolarmente nulla cambia, anzi si fa a gara a partecipare al classico gioco dei quattro cantoni dove il meno fortunato non si siede. In tanti anni di politica non abbiamo mai visto un vero rinnovamento perché sono sempre gli stessi che si riciclano e magari ricorrono ai maghi della chirurgia plastica, nonostante l’età, per apparire freschi e pronti sui blocchi di partenza.
Ecco perché siamo annoiati di assistere a queste pastette, i meno prosaici le definirebbero menate, che fanno sì che l’unico sport preferito è quello dell’inciucio, del sotterfugio, del gossip, del dileggio; chi più ne ha ne metta, anzi ne scriva. Ecco perché plaudiamo alle scelte che danno un ben servito al modo vetusto di fare politica che fa si che la nostra regione non avanzi di un metro rispetto ad altre realtà che hanno capito che se non si guarda oltre non si va da nessuna parte. Vedete, oggi nel nostro Paese e nella fattispecie nella nostra realtà fare politica innovativa significa dire no e disconoscere quello che si è in tanti anni radicato sul territorio con tutte le storture immaginabili e possibili. Fare politica innovativa significa collaborare tutti insieme senza salire in cattedra, senza rivendicare privilegi o cariche, anche se queste sono essenziali per dare organicità all’azione di governo.
Fare politica come significa scendere tra la gente e toccare con mano quella che è la realtà che stando chiusi nelle stanze non è quantizzabile. Fare politica innovativa significa non guardare all’oppositore come un possibile nemico che a tutti i costi si deve sconfiggere.
Fare politica attiva significa ascoltare tutti senza alcuna discriminazione, senza primeggiare, senza nulla di personale questo è quello che intendiamo e chi oggi siede negli scranni del palazzo prima di ogni cosa guardare dentro se stesso e dire con franchezza sono all’altezza del compito? Sono in grado di dare voce a chi non ne ha? Sono capace di mettere in campo le mie conoscenze? Solo così si riuscirà a guadagnare la fiducia dell’elettore. Solo così si sconfiggerà il disinteresse che è l’unico vincitore fino a questo momento. Ecco perché guardiamo con fiducia a chi ha il coraggio di mettersi in gioco con la consapevolezza che la gente è sfiduciata lasciando da parte i personalismi che conducono ad una sola cosa: la desertificazione morale, politica e soprattutto materiale.