Si svolgerà il 4 e 5 aprile presso la Libreria Mondadori Campobasso il laboratorio di scrittura a cura di Giorgio Vasta e Alessandra Minervini. Il laboratorio sarà strutturato in due moduli: il giorno martedì 4 aprile, dalle 14:45 alle 19:45, i partecipanti saranno impegnati con Giorgio Vasta, mentre il secondo pomeriggio saranno guidati da Alessandra Minervini. Il costo per entrambi i giorni è di euro 100 da consegnare presso la libreria entro il 20 marzo (in caso di mancato svolgimento, la cifra verrà interamente restituita). Per info e prenotazioni: 0874 413757 3498508481
letiziabognanni@gmail.com
4/4/2017
Avere una storia – a cura di Giorgio Vasta
Partiamo da una considerazione. Per indicare l’esistenza di un legame sentimentale, una tra le espressioni più frequenti è “Ho una storia”. Si tratta di una locuzione del tutto naturale, che però contiene al suo interno un piccolo paradosso: una storia, ognuno di noi, ce l’ha sempre, o meglio ognuno di noi è sempre la sua storia. Eppure “Ho una storia” è qualcosa che ci sembra possibile dire o pensare soltanto in relazione al legame con un’altra persona. Tutto ciò ci porta a constatare che tra le nostre vicende sentimentali e le narrazioni esiste un nesso molto stretto. E del resto i legami di coppia si organizzano secondo una ben precisa e ricorrente drammaturgia: il primo incontro vale da incipit, e poi si va avanti strutturando una trama – raramente lineare, quasi sempre aggrovigliata – aperta ai colpi di scena e particolarmente attenta al ruolo dei luoghi (per esempio la strada dove ci si è incontrati per la prima volta); una coppia è narrativa nel conflitto tra i propri punti di vista e lo è quando il legame arriva alla fine (ed è il momento in cui ci si rende conto che non si sa mai bene come dare forma a questo explicit). Avere una storia è un laboratorio di lettura, visione e scrittura che concentra la propria attenzione proprio sui nessi tra esperienza sentimentale e racconto, partendo dall’idea che se la coppia è fisiologicamente un luogo narrativo, allo stesso tempo le narrazioni hanno da sempre fornito ai nostri legami estetiche e retoriche di riferimento in continua metamorfosi (il che vuol dire che l’incantamento amoroso messo in scena da Chrétien de Troyes nella storia di Lancillotto e Ginevra è profondamente diverso da quello raccontato da Lena Dunham nella serie tv Girls). Obiettivo del laboratorio, che si articolerà appunto attraverso letture, visioni ed esercizi di scrittura, è quello di generare più consapevolezza possibile delle retoriche narrative che usiamo per raccontare i nostri legami. 1 Accade da sempre, talmente da dare la sensazione che il primo incontro – ciò che poi a volte conduce allo strutturarsi di una coppia – sia una cosa sempre identica a se stessa. Basta invece prendere la messinscena di quello che probabilmente è il primo incontro più conosciuto della storia della letteratura, quello tra Romeo e Giulietta, per rendersi conto che da Shakespeare in poi quel momento di reciproco incanto è stato riraccontato tantissime altre volte, sempre riuscendo a variarlo così da far affiorare ogni volta una sua diversa sfumatura di senso. Tra letteratura e cinema, una piccola storia del “colpo di fulmine”. 2 Di quella cosa che in breve possiamo chiamare conflitto hanno bisogno tanto le narrazioni, perché è il loro principale nutrimento, quanto – nostro malgrado (ma ne siamo proprio sicuri?) – i legami sentimentali. Perché venendo a coincidere con una frizione, il conflitto è ciò che “fa muovere” una storia, ciò che la accende, la scintilla che ha sia la capacità di illuminare sia quella di ridurre tutto in cenere, dunque la zona di contrasto in cui ogni legame corre il rischio di rivelarsi a se stesso oppure di scomparire. Pur essendo ognuno di noi un esperto del litigio, può tornare utile dare un’occhiata al modo in cui le narrazioni hanno saputo nel corso del tempo mettere in scena l’attrito amoroso. 3 C’è un momento – a volte anche più di uno – nel quale abbiamo sentito che il nostro legame sentimentale conosceva una densità straordinaria. Non si tratta necessariamente di un momento canonico (dal giorno del proprio matrimonio a quel bellissimo viaggio fatto insieme), anzi molto spesso coincide con un istante del tutto basso e prosaico, con un pezzettino di quotidiano che, nella maggior parte dei casi considerato irrilevante, rivela di colpo una tale intensità da farsi percepire come struggente. Andiamo allora a esplorare una serie di microsituazioni narrative, inedite e sorprendenti, in cui il legame sentimentale raggiunge la sua massima consistenza. 4 Se il primo incontro è il “boy meets girl”, quando tutto comincia e dire “Ho una storia” diventa logico e naturale, il “girl leaves boy”, dunque la separazione, è qualcosa di cui non possiamo non fare esperienza, da un lato perché è ciò che durante il legame continuiamo a temere, ed è quindi presente sotto forma di fantasma della fine, e dall’altro perché – ahinoi! – qualche volta le storie finiscono in un vicolo cieco (e allora, per quanto tenaci si possa essere, tocca dire basta e andare via). Passando in rassegna le narrazioni del lasciarsi proveremo a capire in che modo narratori diversi hanno inteso il patrimonio – senz’altro amaro, eppure sempre presente – che ogni separazione ci lascia in eredità.
5/4/2017
Amore e guerra – a cura di Alessandra Minervini
“Amore e Guerra” è un laboratorio di scrittura dove ci si confronta con il dettaglio biografico per leggere e scrivere storie in cui il legame sentimentale rappresenta la relazione principale nella storia. Un legame che risponde a due movimenti narrativi: l’amore e la guerra. Che poi, sono la stessa cosa. Indivisibili. Nutrimento e fame. C’è una frase che sintetizza ciò che accade nei buoni romanzi: “Bad decision make good stories”. L’imprevisto genera, di solito, migliori accadimenti dal punto di vista narrativo. Questa è la nevrosi delle narrazioni autobiografiche (dichiarate o meno): mettere in scena la possibilità, l’imprevisto. Allargare il confine, superare il limite. Nascondere la vita, mimetizzare la messinscena: dire la verità mentendo. Gli obiettivi del laboratorio sono due: difendersi da se stessi come narratori e combattere gli stereotipi legati al racconto biografico, in particolare quello amoroso e bellico. Leggeremo per osservare come si possa scrivere d’amore senza sentimentalismi; scriveremo per metterlo in pratica. Stessa cosa per la guerra. Cosa c’è di più stereotipato della sofferenza, della morte e del dolore? E cosa c’è di più simile alla guerra dell’amore? La guerra e l’amore sono specchio, come la morte e la vita. Sono il legame che più inseguiamo e che più di altri è presente nella letteratura. Imparare a scrivere la propria storia partendo da questi due campi di battaglie è la finalità definitiva di questo modulo.
L’osservazione e la distanza saranno gli strumenti pratici del laboratorio, quelli con cui leggere e scrivere le storie. Il laboratorio è suddiviso in due giornate. La prima dedicata alla letteratura sentimentale e la seconda a quella bellica. Saranno giornate in cui “amore e guerra” diventeranno oggetto, soggetto, inizio, fine, metodo, condotta, materia e antimateria delle storie lette e raccontate in aula. In “Amore” la scrittura è legata all’osservazione. Non è semplice far emergere la propria storia, osservare se stessi. Ha a che fare con la consapevolezza e, in larga parte, con la gestione della verità. In “Guerra” lavoreremo con il tempo dei sentimenti intenso come spazio di distanza. Quanto devo essere lontano da una ferita per poterne sentire il dolore senza più soffrire? In pratica, per scriverne. Può una cicatrice essere sufficiente?
Il laboratorio prevede esercizi in classe e la stesura di un testo (racconto, incipit di un romanzo di massimo 8000 battute spazi inclusi) che sarà revisionato dalla docente nel corso del terzo e ultimo incontro. Nelle due giornate utilizzeremo alcuni romanzi di (non) amore e di guerra di cui è consigliata la lettura:
1. “Sylvia” di Leonard Michaels, Adelphi
2. “Le notti bianche” di Fedor Dostoevskij
3. “Memoriale” di Paolo Volponi, Einaudi
4. “Anatomia di un soldato”, di Harry Parker, Sur Edizioni
Alessandra Minervini ha pubblicato il romanzo “Overlove” (LiberAria, 2016). Lavora in editoria da oltre dieci anni come consulente ed editor, tra gli scittori con cui ha lavorato ci sono Amleto de Silva, Demetrio Paolin, Tiziano Scarpa (Premio Strega 2009), Elena Varvello, Giorgio Vasta. Dopo aver frequentato la Scuola Holden di Alessandro Baricco ha proseguito a collaborare con loro in qualità di ideatrice di contenuti culturali (in Italia e all’estero) e come insegnante di scrittura creativa. I suoi racconti sono pubblicati in riviste e antologie tra cui “Colla”, “EFFE”, “Cadillac”.
Giorgio Vasta (Palermo, 1970) ha pubblicato “Il tempo materiale” (minimum fax, 2008, Premio Città di Viagrande 2010, Prix Ulysse du Premier Roman 2011, pubblicato in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Spagna, Ungheria, Repubblica Ceca, Stati Uniti e Inghilterra), “Spaesamento” (Laterza, 2010), “Presente” (Einaudi, 2012, con Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori), “Absolutely Nothing” (Quodlibet, 2016, con Ramak Fazel). Con Emma Dante ha scritto la sceneggiatura del film “Via Castellana Bandiera” (2013). Collabora con «la Repubblica», «Il Venerdì», «Il Sole 24 Ore» e «il manifesto», e scrive sul blog letterariominimaetmoralia.com.