Gentile direttore, la scuola elementare di via Kennedy a Campobasso non è che l’esempio del fallimento della politica locale. L’esecutivo che decise di chiuderla fece seguire a tale provvedimento parole roboanti sulla sua ricostruzione. Come sappiamo, andò a casa con una promessa non mantenuta e fu seguito da una squadra di governo che, in preda a qualche forma di delirio, parlò della costruzione dell’ennesimo inutile condominio. Ora siamo in presenza di un altro entourage che non si sa ancora se avrà una visione più lungimirante, comprendendo che un quartiere non può ridursi a dormitorio per le scelte inoculate di qualcuno che non ha capito bene cosa significhino servizi al cittadino e bene della comunità. Un’area così vasta come quella di via Principe di Piemonte, che ha già perso parte del suo “appeal” a seguito di forti disboscamenti e pesante cementificazione, sta gradualmente incamminandosi sulla strada del declino. Se non fosse per la scuola materna della locale chiesa, nata a seguito della lungimiranza di chi ha fatto di quest’ultima un importante faro di aggregazione e rivitalizzazione della zona, la stessa sarebbe un mortorio. Non vedo come inopportuna la scelta di continuare la felice esperienza della scuola materna con un nuovo edificio che accolga alunni della scuola primaria, rendendo il sito fruibile anche dopo l’orario scolastico attraverso iniziative di vario genere, e non solo per gli studenti, come avviene in tante città. Campobasso non può ridursi ad un ammasso indistinto di case e locali di ristorazione: non è questo che fa di una città un luogo civile e moderno.
La scuola è sempre un elemento di promozione dell’essere umano, quindi non vedo perché politici che ostentano amore per la cultura e partecipano a manifestazioni di vario genere, debbano ignorare sistematicamente il tema. Di cultura non è mai morto nessuno; è dove questa scarseggia che c’è deserto e senso di morte, e il quartiere di via Principe di Piemonte ne è lo sconsolante emblema.
Carlotta Scognamiglio