Lettera al Direttore/ Campobasso, le comunali e le piantine di lavanda

Riceviamo e pubblichiamo da una nostra lettrice
Egregio direttore,
Avrà notato, forse, la presenza di piantine di lavanda e altre opere di piantumazione in centro città, nonché la sistemazione di alcuni manti stradali fatta senza una grande preoccupazione di rimuovere strati sottostanti, e quindi passibile di usura precoce. Il tutto a un mese dalle elezioni comunali.


Si rimane perplessi -per usare un eufemismo- nel constatare che, nonostante tutto quello che di negativo sta accadendo a Campobasso in questi ultimi anni, si continui imperterriti sulla linea di sempre. Ci si chiede, a questo punto, che cos’altro debba ancora accadere perché si possa percepire l’urgenza dei problemi e si possa avere uno spirito programmatico volto a risolverli.


Non facciamo nessuna scoperta eclatante nel dire che l’arte del governare è complessa, né tantomeno possiamo annoverarci fra i novelli Cristoforo Colombo se affermiamo che i fondi destinati alle municipalità si sono progressivamente assottigliati. Non siamo tuttavia degli idioti se constatiamo che una larga parte dei comuni italiani è in grado di presentazione progetti validi di recupero e sviluppo cittadino che gli consentono di accaparrarsi fondi ministeriali ed europei.


Nel capoluogo regionale nulla di tutto questo, e allora il dubbio è legittimo: poiché, negli anni, la situazione è andata sempre più deteriorandosi, non è giocoforza avere un autoctono campobassano alla guida di Palazzo San Giorgio. Non è che conoscere a menadito vicoli, tradizioni e dialetti sia sufficiente a garantirgli lo scranno: quello che serve è percepire i problemi per quello che sono ed agire efficacemente per risolverli.


Lo stato penoso in cui versa la città, la sua progressiva mancanza di attrattività, il venir meno di attività e la mancanza di creazione di un comparto manifatturiero che ne garantisca il pil, sopperendo all’inutilita’ di tanti uffici regionali, lasciano un grande amaro in bocca e la voglia di non essere più gabbati.
Che si rifletta seriamente su questo se davvero si vuol fare uscire dal baratro una città ormai irriconoscibile.
Grazie per l’attenzione.

Arianna Silvestri Di Biase

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