Abbiamo imparato, negli ultimi anni, che per il “presidente dell’Ordine, appunto, il presidente dell’Ordine” il concetto di democrazia è un po’ vago e viene interpretato in modo del tutto personale. Le manie di protagonismo a cui fa cenno il presidente, per quanto mi riguarda, si riassumono nel comunicato stampa del 24 maggio in cinque anni di attività di consigliere dell’Ordine.
Ho avvertito, in quanto minoranza, il disagio di trovarmi coinvolto in una posizione che non è la mia. E sottolineato che, rispettando il giudizio positivo o negativo che sia sulla legge a sostegno dell’Editoria, il Direttivo non è stato convocato a discutere il testo approvato in Consiglio regionale e, dunque, non poteva esprimere un parere “collegiale” senza che nessuno dei componenti (credo siano ancora nove) fosse stato interpellato.
Leggo con interesse, nella replica alla nota firmata dal sottoscritto e dalla consigliera Pina Petta, che noi ci “ostiniamo a voler fare i consiglieri di minoranza. Ma che “appunto siamo in grande ma proprio grande…minoranza”.
Antonio Lupo ha ragione: non è un leader di partito, ma il Presidente dell’Ordine, appunto, il presidente dell’Ordine che non va affatto disturbato nelle sue decisioni, nella sua gestione dell’Ordine e nel suo “lavoro per i colleghi senza manie di protagonismo” da due consiglieri che non la pensano come lui.
Nel congedarci, consapevoli di essere ormai “sparuta” minoranza, ricordiamo che in democrazia vale anche l’opinione di chi non la pensa come il resto della truppa. E questo, ancor più per un giornalista, è un concetto che dovrebbe essere ben radicato.
Giovanni di Tota – consigliere dell’ordine dei giornalisti
Pina Petta – consigliere dell’ordine dei giornalisti