Nel giro di poco meno di un mese, come ampiamente da noi previsto, tante scuole molisane hanno chiuso i battenti e gli studenti sono stati ricacciati in dad. Tutto avremmo voluto tranne che trovarci a ribadire: “ve l’avevamo detto che anche questa volta la data era azzardata”. È cosa antipatica anche perché talmente scontata, che davvero non bisognava essere indovini per asserirla e avere delle conferme post.
Perciò noi parliamo, a questo punto, di negligenza.
Negligenza da parte degli attori presenti al tavolo di coordinamento, i quali avrebbero dovuto assolvere all’OBBLIGO di garantire la sicurezza e il benessere di studenti e lavoratori. Costoro evidentemente hanno ritenuto tutti di essere meri esecutori, incapaci a porsi e porre domande circa gli effetti dei propri comportamenti e della scelta di riaprire le scuole in Molise proprio nel momento della risalita dei contagi, oggettivamente indicati tanto dall’istituto nazionale della sanità quanto da alcuni consulenti e tecnici ministeriali e, quel che è appariscente, da tante nazioni europee che hanno provveduto al loro interno o al lokdown o a tenere aperte le scuole chiudendo però il resto.
Scelte, evidentemente, fatte nella consapevolezza che le settimane successive alle festività natalizie avrebbero comportato una escalation di contagi da cercare di contenere il più possibile, soprattutto a causa della variante inglese.
Da noi, invece, si riaprivano caparbiamente le scuole, mentre già nel confinante Abruzzo era stata individuata la variante inglese del coronavirus.
Davvero sconcertante che in quel tavolo nessuno abbia sottolineato l’inopportunità di aprire gli edifici scolastici, i quali ora, chiudendo, indicano inequivocabilmente la negligenza di chi aveva il dovere di sapere parlare con competenza del dramma che si sarebbe potuto abbattere a livello didattico, morale, psicologico e esistenziale sugli studenti in caso di nuova chiusura. Senza voler insistere, ma pure va fatto, anche sui docenti oramai trattati alla stregua di lavoratori alienati, costretti a subire e a subire ripetutamente, nonostante appartengano a categoria che per missione dovrebbe essere messa nella condizione di guida.
Parole esasperate? Parole autentiche le nostre, nutrite dalla necessità di volere e sapere individuare il fallimento . Il fallimento professionale dei vari attori presenti a quel tavolo; il fallimento politico degli attori individuati dalla comunità come rappresentanti; il fallimento sul piano della socialità, orientata alla ipocrisia, alla omologazione e alla sindrome dell’apparire senza vera sostanza. Un fallimento che sta determinando ripercussioni nefaste, in una fase già di per sé difficile e dolorosa.
Le scuole, LO AVEVAMO DETTO, dovevano essere riaperte con l’auspicabile prospettiva di mantenerle aperte, individuando la data appropriata, spostando in avanti la sua individuazione.
Noi, purtroppo, lo avevamo detto. È antipatico ripeterlo, ma è giusto, per rimarcare tanto la distanza dalla irresponsabilità, dalla indifferenza, dalla negligenza mostrate dai vari attori, quanto la volontà a insistere sulla necessità di chiudere quelle scuole che stanno continuando a stare aperte, ma sono di fatto bloccate alla mera apparenza senza funzionare davvero e, spesso, dando finanche esempi sbagliati ai propri studenti circa i comportamenti da mettere in atto per assicurare il distanziamento. Una Cattiva Maestra Scuola, improntata alla superficialità, è inaccettabile.
Sulla istruzione si è prodotto un fallimento, sui ragazzi si è determinato disorientamento e si è concorso a acuire fragilità e inquietudine, sui docenti si è ingenerata insofferenza e mortificazione, impossibilità ad essere protagonisti proattivi della comunità educante.
Quanto ancora bisogna attendere per dare attenzione e protezione alla scuola? Una nuova rotta, con autorevoli e chiari punti cardinali è possibile?
Lanterne e grembiulini.