Sembra quasi che non ci si renda conto – afferma il Segretario della CISL Poste Antonio
D’Alessandro – di quale sia la realtà che il mondo sta vivendo e quali siano le reali situazioni di
difficoltà che si stanno affrontando, a tutti i livelli. In un momento caratterizzato da sacrifici e da privazioni per tutti, in cui si cerca di recuperare il senso dello stare insieme, della solidarie
della pacifica convivenza a distanza, stupisce che certo giornalismo cerchi invece la
contrapposizione spicciola, spingendo la clientela a rivolgere reclami e lamentele per presunte
anomalie di servizio e suggerendo ai cittadini già stressati nuovi spunti di polemica.
Piuttosto – continua Antonio D’Alessandro – ci saremmo aspettati un articolo di lode per
l’impegno del personale postale, per i sacrifici che i lavoratori continuano a sostenere pur
essendo esposti quotidianamente al rischio del contagio, per i colleghi ai quali non viene
riconosciuto dai media alcun merito, per gli sportellisti non menzionati da nessuno per la
propria dedizione al lavoro, per quei portalettere davvero in prima linea che continuano ad
espletare il proprio servizio con eroica dedizione.
Eppure diversi portalettere sono deceduti – precisa Antonio D’Alessandro – a causa del virus
proprio in quelle stesse provincie che il presunto giornalista porta ad esempio di efficienza e,
purtroppo, è il caso di domandarsi se non sia anche a causa di un servizio protratto senza
cautele che il numero dei contagi sia tanto alto. Davvero vogliamo che il servizio postale sia
ancora oggi veicolo di esposizione al virus?
Si ritiene opportuno che, per dar luogo a
consegne di materiale pubblicitario o a comunicazioni spesso di secondaria importanza, il
nostro Molise si porti al pari di altre regioni nell’essere vittima di una crisi che sembra ci stia
solo sfiorando? Quali sono quei servizi postali “essenziali ed indifferibili”, dei quali il DPCM non
ha ritenuto di dover marcare con precisione i confini e che vincolano giornalmente ad un
rischio professionale inatteso e grave i dipendenti di Poste Italiane? E, inoltre, davvero
vogliamo credere che la consegna di una lettera ordinaria sia più importante della salute di chi
la riceve, o di chi la consegna?
Questi ci sembra che siano i giusti interrogativi, non i falsi quesiti dell’articolo, esposti con
cinica protervia e notevole approssimazione.
Infatti – ribadisce il segretario della CISL -, notevole è l’approssimazione che si riscontra in
quanto riportato dell’esimio giornalista, il quale dovrebbe sapere che il pin ormai non viene più
inviato presso i clienti se non in casi ormai davvero rari, il quale dovrebbe essere informato in
merito a scadenze posticipate e pagamenti prorogati, il quale dovrebbe tener conto delle
motivazioni che hanno spinto perfino un colosso delle vendite online a ridurre le spedizioni al
minimo realmente indispensabile…
Poste Italiane ha dovuto adeguarsi in tempi ristretti ad una situazione urgente e complessa, se
non quasi impossibile, ed è stata di riferimento ed esempio per tutti i gestori di servizi al
pubblico – asserisce Antonio D’Alessandro – , di sicuro non esposti a tal punto con la clientela.
Con lo smart working difficile da attuare per caratteristiche lavorative, chiaramente l’impegno
primario dell’azienda è stato quello di fornire dispositivi di protezione a tutti i dipendenti, di
adeguare il più possibile ambienti e procedure di lavoro, di garantire condizioni di sicurezza al
personale interno ed all’utenza e di ridurre il numero degli addetti, uniformando
l’organizzazione interna ai provvedimenti del protocollo 14.3 e riducendo al minimo i disagi per
il cittadino. Cos’altro è possibile fare?
Se un articolo doveva esserci – conclude Antonio D’Alessandro -, avrebbe dovuto essere
propositivo senza postulare inutili spiegazioni senza senso, avrebbe dovuto fare proposte e
dare suggerimenti senza fomentare gli animi, avrebbe dovuto spendere parole di elogio nei
confronti di chi, giornalmente, continua ad espletare il proprio lavoro, raggiungendo case
sparse, avvicinando cittadini spaesati, incontrando gente disparata in luoghi dispersi, oggi più
che mai, in quello che è stato negli anni, ed è tuttora, un importante segno di attenzione nei
confronti della cittadinanza, per fornire a tutti un servizio concreto che, francamente, non può
subire ingiuste critiche da quello pseudo giornalismo che, forse per mancanza di vere notizie,
sta fornendo al cittadino – stavolta sì – davvero un pessimo servigio!