C’è una celebre frase sulla Resistenza tratta da un libro di Italo Calvino che mi ha colpito molto: “Avevamo vissuto la guerra (…) non ce ne sentivamo schiacciati, vinti, ‘bruciati’, ma vincitori, spinti dalla carica propulsiva della battaglia appena conclusa, depositari esclusivi di una sua eredità”. Parole piene di forza, piene di sentimento. Italo Calvino, scomparso poco più di trent’anni fa, è stato un famoso scrittore, un intellettuale coraggioso, che non ha fatto mistero del suo impegno politico, ma è stato anche, e soprattutto, un convinto partigiano. Uno di quegli italiani veri, anche se nato a Cuba, che ha creduto fermamente nella necessità di liberare il Paese e la sua gente dall’asfissiante dominazione nazifascista. Il 25 Aprile, la Liberazione appunto, è il giorno in cui ognuno di noi dovrebbe ricordare la felice conclusione di quel periodo difficile, fatto di fatica e di lotta, durante il quale uomini e donne, tante donne, non si risparmiarono: mossi dall’amore per l’Italia presidiarono montagne, strade, interi paesi creando una fitta rete di solidarietà. Solidarietà collettiva e solidarietà civile, è bene sottolinearlo, che hanno permesso alla Resistenza di avere il senso che ha avuto e di concludersi con il risultato in cui tutti speravano. Risultato che ci ha portati ad essere una Repubblica, che ci permesso di scrivere la Costituzione. Sono questi i pilastri che si ritrovano in quella sommossa popolare nata dallo spirito di sacrificio e dalla passione per una Nazione che oggi ci deve vedere riconoscenti verso quanti hanno lottato, e grati a loro per aver dimostrato quel sentimento di unità che batteva forte nel loro petto e che ci farebbe bene ritrovare.
Così come dobbiamo ritrovare quel senso di appartenenza che abbiamo perso e che ci sta facendo allontanare dalla nostra memoria, dalle nostre origini, dal nostro essere italiani. Il mio è un invito, un desiderio, un auspicio. Non possiamo guardare al futuro del Paese dimenticando i sacrifici di chi questo Paese lo ha costruito. Esempi di ieri, ma anche storie di oggi, come quella di Pinuccio La Vigna, molisano che viveva al Nord, che ha perso la vita con la divisa dei vigili del fuoco, divisa che il nostro valoroso corregionale indossava come volontario. Un lavoro sicuro Pinuccio ce l’aveva, eppure il suo profondo senso di umanità lo spingeva ad aiutare il prossimo e a rischiare insieme a chi rischia tutti i giorni per salvare la nostra vita e per garantirci la sicurezza di cui abbiamo bisogno. La morte di Pinuccio ha commosso tutta l’Italia, ma lui era e resta un uomo umile da cui prendere esempio, una di quelle persone che oggi devono farci sentire orgogliosi di essere italiani, farci rispolverare antichi valori, farci capire quanto sia importante costruire e non solo demolire, agire e non solo criticare.
Per fortuna intorno a noi ci sono tante persone come Pinuccio, persone che ogni giorno, nell’ombra e lontano dai riflettori, si rimboccano le maniche e contribuiscono a costruire con piccoli e grandi gesti un mondo migliore. È a Pinuccio e alle tante persone come lui che voglio dedicare questa giornata, nella speranza che il loro messaggio, il loro impegno e la loro grandezza diventino ancor più contagiosi, con l’auspicio che ci diano quella spinta per farci credere in noi stessi, per farci comprendere cosa voglia dire essere e voler essere italiani, sentirci un’ unica Nazione un popolo consapevole, una grande comunità che opera, lavora e partecipa alla realizzazione del bene collettivo, l’unico in grado di far rialzare e decollare il nostro Paese.
Il Sindaco della Città di Campobasso
Antonio Battista