Blur – Love in the 90’s
All’alba degli anni Novanta, una band formata da quattro studenti d’arte dell’Essex esordisce con un album che sembra solo un altro disco di e per ragazzini infatuati di Madchester e shoegaze, destinato a durare il tempo di una copertina di «NME». Le cose, invece, vanno diversamente. I Blur diventano uno dei gruppi più importanti e influenti d’Inghilterra, superando indenni ondate e riflussi, reinventandosi e sperimentando, andando oltre il britpop e scavalcando se stessi in una continua rincorsa di nuove modalità espressive. Analizzare i testi dei Blur significa percorrere la storia di una costante crescita creativa, l’evoluzione letteraria da ragazzi festaioli ad artisti maturi. Ma anche osservare con ironia e disincantato cinismo la società – in provincia come in città, nel Regno Unito come nel mondo – con le sue incongruenze e incoerenze, i suoi modelli e miti, le sue leggi e consuetudini. E i suoi effetti mortalmente collaterali. Da combattere con la forza del pop e di tutte le sue possibili espansioni. Nel volume anche il commento ai testi del nuovissimo album, THE MAGICWHIP, che segna il loro ritorno in sala d’incisione dopo THINK TANK (2003).
The National – Walking with spiders
Sei album in diciassette anni di carriera. La produzione dei National non si può certo definire soverchiante, ma la regola che la band di Cincinnati si è autoimposta sin dall’inizio – fare dischi quando si ha qualcosa da dire, e questo avviene in media ogni tre anni – è quasi un certificato di qualità. Perché di cose da dire Matt Berninger, Aaron Dessner, Bryce Dessner, Scott Devendorf e Bryan Devendorf ne hanno molte, moltissime, ed è proprio il loro sguardo su un’America che forse non assomiglia più alla loro generazione, su una way of life dentro cui è difficile rispecchiarsi, su una declinazione degli affetti che lascia per strada ogni smanceria, che li ha resi un punto di riferimento essenziale nella scena indie a stelle e strisce. Mai come in questo caso, tradurre i testi di una band è un po’ tradirli: hanno, infatti, una musicalità, un suono, un colore che deriva dall’essere scritti sempre dopo la musica: reagendo alla melodia e al ritmo Berninger crea parole e immagini, conferendo al racconto e alla storia quella fisionomia particolarissima, inimitabile, che fa dei National una voce unica nel panorama musicale mondiale. Dall’album omonimo, uscito nel 2001 appena un mese dopo l’attentato alle Torri Gemelle, fino al più recente TROUBLE WILL FIND ME (2013), le cui registrazioni iniziarono con il blackout provocato dall’uragano Sandy, questo libro attraversa la produzione del gruppo analizzando il fitto groviglio di simboli, significati e visioni poetiche nascosto in ogni loro testo, appianandone la complessità, spiegando come le loro invenzioni, in fondo, non siano solo sad songs for dirty lovers.
LETIZIA BOGNANNI
Scrittrice e critico musicale, si è laureata in Filosofia e ha frequentato la Scuola Holden. Scrive su «Rockit», «Freequency», «Rumore» e «Soultrotters». Ha pubblicato racconti nella collana Singolari di Liber Aria Edizioni (2012) e nelle antologie Rac-corti. Brevi storie per chi va di fretta (Giulio Perrone Editore, 2008) e The Sleepers. Racconti tra sogno e veglia (Azimut, 2008). Con il romanzo Ma ci pensi a quanto sei stata fortunata? è stata finalista al premio Ilmioesordio 2011. Con Roberta D’Orazio ha pubblicato per Arcana Albe scure. Sguardi sulla cultura Subsonica (2015).
DANIELA LIUCCI
Giornalista e critico musicale, si è laureata in Scienze Politiche ed è stata redattrice dei mensili «MIA-Magazine in Action» e «Girlfriend» e direttore responsabile del web magazine Suitecasemagazine.com. Collabora con «Marie Claire», «Freequency», «Rumore» e Thereservoirblogs.it. Come traduttrice ha curato Alabama Wildman di Thurston Moore (Leconte, 2005) e L’ultima vacanza di Gil Scott-Heron (Liberaria, 2013). Per Arcana ha scritto Ben Harper. Like A King (2004).
Giovedì 18 febbraio, ore 18:30 presso il Livre Caffè letterario a Campobasso