Nel dubbio ci rivolgiamo sia al Comune che all’ASReM per rilevare lcondizione in cui versa il parcheggio antistante l’Ospedale “Cardarelli” di Campobasso.
Non sappiamo da quando tempo la pubblica illuminazione sia interrotta, ma vero è che il parcheggio è stato monitorato per l’intera settimana scorsa e, fino alla serata di ieri, era ancora completamente al buio.
Partendo sempre dal principio di fondo che, quando c’è di mezzo la sicurezza dei cittadini, ogni problema andrebbe risolto nel più breve tempo possibile e, volendo essere ottimisti, nell’ipotesi che uno dei due Enti competenti avesse analizzato il guasto e individuata la soluzione, e questa soluzione è legata a dei tempi lunghi, ci chiediamo il perché non vengano adottate soluzioni alternative (collocazione di fari provvisori ad esempio).
E tenendo conto che, con l’approssimarsi dell’inverno non ci saranno tante notti di luna piena, i pericoli sono almeno di duplice natura: in primo luogo, camminare sul piazzale è davvero un’impresa, atteso che non si vede nulla e che la gente per farsi strada utilizza anche i cellulari nella ricerca della propria automobile.
L’altro pericolo è quello di ritrovarsi di fronte a qualche malintenzionato. Le zone al buio rappresentano una ghiotta occasione per la microcriminalità, specie in relazione a luoghi così frequentati. Infatti l’area di sera, è frequentata soprattutto da operatori sanitari che finiscono o iniziano il turno di lavoro, oppure dai familiari dei pazienti comprese donne e anziani e non sempre si trova qualcuno disponibile ad accompagnarli fino all’auto.
Oramai è riportato in ogni linea guida dei piani di sicurezza e vademecum prefettizi e delle forze dell’ordine: lasciare una luce accesa anche di notte scoraggia i malintenzionati e consente, in caso d’installazione di un impianto di video sorveglianza, una migliore registrazione delle immagini e rappresenta, inoltre, un valido deterrente anche contro gli atti vandalici.
Ci lascia meravigliati quindi che l’ingresso di quello che si definisce la più importante struttura sanitaria pubblica del capoluogo, che tanto vogliamo tenerci stretta, debba restare all’ombra per l’inerzia di chi dovrebbe intervenire.