Si sono susseguite per tutto il giorno di venerdì 4 ottobre, presso la parrocchia del Sacro Cuore di Campobasso, le celebrazioni religiose in onore della festività di San Francesco d’Assisi, curate dai frati minori cappuccini del Convento di Campobasso.
Tra gli invitati anche il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, che ha pranzato insieme ai frati e ai più bisognosi nella mensa della parrocchia per poi, nel pomeriggio, partecipare alla celebrazione eucaristica, alla processione e all’accensione della lampada votiva.
“Oggi la figura del Santo di Assisi, patrono d’Italia dal lontano 1939, che ci ritroviamo a festeggiare in questa comunità, è con ogni probabilità la più rispondente ai dettami di fratellanza e pacifica convivenza nei quali la nostra società ha bisogno di riconoscersi. – ha detto Gravina nel momento in cui è stato chiamato a rivolgere il proprio saluto – La passione per gli altri che ha animato la vita di San Francesco è quella fiamma simbolica che accendiamo oggi attraverso la lampada votiva, ma non si tratta di una fiamma che divora e brucia, piuttosto è da intendersi come una luce che illumina e rasserena. Come un segnale di presenza della speranza da offrire a tutti, da parte di ognuno di noi, per operare insieme alla crescita armoniosa della società senza dimenticare l’amore che San Francesco ha sempre manifestato per il creato, la terra e la natura con i suoi abitanti.
L’attenzione per ogni essere vivente è ancora oggi il vero obiettivo che tutte le comunità francescane perseguono nei luoghi dove vivono e operano, offrendo sostegno incondizionato a chi ne ha più bisogno, come accade qui nella nostra città per merito dei frati minori cappuccini del Convento di Campobasso.
San Francesco è l’uomo di pace che si è avvicinato ai lupi con fiducia, senza giudicare ma, anzi, dedicandosi a qualcosa di più alto rispetto agli egoistici interessi personali. Nel suo esempio la nostra comunità può ritrovare, ogni giorno, non solo in occasione di questa celebrazione, la ragione di spendersi per il bene reciproco e per uno sviluppo che tenga conto dei bisogni e delle necessità, soprattutto delle fasce più deboli della nostra società, perché la solidarietà è un’azione che può generare frutti solo se compiuta da tutti noi, indistintamente, a prescindere dalle cariche che ricopriamo.”