C’è una grande fetta del territorio del capoluogo e della provincia di Campobasso che partecipa con fervore alla candidatura della Transumanza a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco. Richiesta presentata a Parigi che vede l’Italia capofila di altri due gradi Paesi: la Grecia e l’Austria. Una candidatura che mi riempie di orgoglio perché restituisce importanza ad un’antica tradizione, ormai poco praticata, e perché al tempo stesso valorizza quegli antichi ‘corridoi’ che una volta erano frequentati da pastori ed allevatori e che oggi, senza un’attenta e mirata azione di tutela, rischiano di scomparire.
L’accoglimento da parte dell’Unesco della richiesta sarebbe un valido ed importante riconoscimento sociale, paesaggistico e antropologico, ma soprattutto un riconoscimento che andrà a salvaguardare quanti, con non poca fatica, mantengono ancora viva la transumanza.
Ciò che mi rende ancora più fiero è che l’iniziativa di far appello all’Unesco sia partita proprio da un gruppo di persone del Molise, regione in cui la famiglia Colantuono da tempo lavora affinché l’antica tradizione non venga dimenticata.