Era l’8 agosto del 1956 quando sette uomini, sette figli della nostra Terra, persero la vita nella miniera di Bois du Cazier. Fu una tragedia, la tragedia di Marcinelle. Quel giacimento di carbone, che aveva permesso a molte famiglie di vivere, si trasformò in una trappola mortale per 262 minatori, di cui 136 italiani. Centotrentasei uomini carichi di sogni che lasciarono i loro affetti per riporre ogni speranza nel fondo di quella miniera, a mille metri sottoterra. Sessantadue anni fa quel giacimento divenne una prigione di fuoco e di fumo: impossibile uscirne, solo in 12 rividero la luce. Fu un dramma per tante famiglie: donne senza mariti e soprattutto ragazzi che rimasero orfani di genitori coraggiosi che non si tirarono indietro nemmeno al cospetto di un lavoro così umile, massacrante e molto pericoloso. Genitori di cui essere orgogliosi, ieri come oggi, esempi di cui tutti noi dovremmo andare fieri perché credo che in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, occorra ripartire proprio dalla rivalutazione del lavoro, inteso nella sua ‘semplice complessità’, ma anche quale strumento che permetta di conservare la dignità. Quella stessa dignità che cercarono di costruire quei minatori di Marcinelle. Una tragedia che deve farci apprezzare e rispettare il nostro lavoro, esserne orgogliosi. Una tragedia che però deve anche accendere un faro sulla sicurezza, una sicurezza che non può essere considerata un dettaglio, ma che va invece ritenuta una priorità. Nel giorno di questo doloro anniversario voglio ricordare i sette molisani morti (Liberato Palmieri nato l’11 febbraio 1920 a Busso, Francesco Granata nato il 9 gennaio del 1916, Michele Granata nato il 27 ottobre 1913 e Michele Moliterno nato l’11 maggio 1917 tutti e tre di Ferrazzano, Felice Casciato nato il 23 settembre 1912 e Francesco Cicora nato il I novembre 1908 a San Giuliano di Puglia e Pasquale Nardacchione nato il 16 aprile 1930 a San Giuliano del Sannio), ma mi piacerebbe anche abbracciare i loro familiari perché hanno onorato la memoria di chi non c’è più. Un 8 agosto di commemorazione, ma un 8 agosto soprattutto di riflessione che arriva all’indomani di altre due tragedie in cui hanno perso la vita operai che rappresentano la parte più debole di un mondo che anche oggi, nel 2018, trascura l’umanità e la dignità di chi è costretto a piegarsi per sopravvivere. Il mio appello è rivolto dunque alle istituzioni competenti, agli imprenditori, ai sindacati, alle associazioni di categoria nella convinzione che progettare un mondo occupazionale moderno, sicuro, capace di dare dignità ed un futuro ai nostri ragazzi è possibile.
Il sindaco
Antonio Battista