Il Sannio si mobilita per difendere il Matese, ultimo polmone verde del Centro Sud

Il Matese è rimasto l’ultimo grande polmone verde dell’Italia Centro-Meridionale. Un Massiccio montuoso che si snoda dal Lazio alla Puglia separando il Sannio Campano dal Sannio Molisano e che nasconde nel sottosuolo il più grande serbatoio d’acqua di sorgente delle due regioni. Metterlo a rischio con interventi impattanti che con scavi, interramenti e fondazioni profonde diverse decine di metri, è un atto criminoso che va contro il buonsenso. Le colate di cemento, terriccio, sabbia, ferro, bitume, residui di calcestruzzo, pietrame e ogni altro materiale usato per interrare a 20, 30, 50 o 70 metri di profondità mettono a repentaglio le sorgenti che servono a dissetare milioni di persone. Non è solo un problema di devastazione ambientale che fa crollare il valore dei terreni agricoli in cui vengono installate le pale eoliche, e fa deprezzare i fabbricati rurali, le stalle ed i capannoni che sorgono nelle adiacenze. E non è solo una questione di violenza contro luoghi di una bellezza incomparabile come sostenevano ieri sera a Pontelandolfo i giornalisti del Corriere della Sera, è un atto delittuoso contro la storia, contro il paesaggio, contro le aree protette, contro la pastorizia, contro l’archeologia e la paleontologia, contro la speleologia e le aree protette, contro il turismo e i parchi naturali, contro i prodotti tipici e l’agricoltura di qualità, contro il buonsenso che terrebbe lontano dai parchi naturali e da siti di interesse comunitario interventi devastanti che stravolgono il territorio violando ciò che i millenni hanno fatto arrivare fino ai nostri giorni in buone condizioni. Il Matese è rimasto l’ultimo grande polmone verde dell’Italia Centro-Meridionale. Un Massiccio montuoso che si snoda dal Lazio alla Puglia separando il Sannio Campano dal Sannio Molisano e che nasconde nel sottosuolo il più grande serbatoio d’acqua di sorgente delle due regioni. Metterlo a rischio con interventi impattanti che con scavi, interramenti e fondazioni profonde diverse decine di metri, è un atto criminoso che va contro il buonsenso. Le colate di cemento, terriccio, sabbia, ferro, bitume, residui di calcestruzzo, pietrame e ogni altro materiale usato per interrare a 20, 30, 50 o 70 metri di profondità mettono a repentaglio le sorgenti che servono a dissetare milioni di persone. Non è solo un problema di devastazione ambientale che fa crollare il valore dei terreni agricoli in cui vengono installate le pale eoliche, e fa deprezzare i fabbricati rurali, le stalle ed i capannoni che sorgono nelle adiacenze. E non è solo una questione di violenza contro luoghi di una bellezza incomparabile come sostenevano ieri sera a Pontelandolfo i giornalisti del Corriere della Sera, è un atto delittuoso contro la storia, contro il paesaggio, contro le aree protette, contro la pastorizia, contro l’archeologia e la paleontologia, contro la speleologia e le aree protette, contro il turismo e i parchi naturali, contro i prodotti tipici e l’agricoltura di qualità, contro il buonsenso che terrebbe lontano dai parchi naturali e da siti di interesse comunitario interventi devastanti che stravolgono il territorio violando ciò che i millenni hanno fatto arrivare fino ai nostri giorni in buone condizioni. L’appello dell’Unione Nazionale dei Consulenti Ambientali è stato raccolto da un ampio arco di forze sociali, studiosi, esperti, magistrati, giornalisti e cittadini del Sannio al di là e al di qua dei confini che separano Campania e Molise. Ieri sera a Pontelandolfo, che fino al 1860 era da tempo immemore provincia di Campobasso, sono stati presentati studi scientifici sui danni alla salute umana delle pale eoliche, sui disturbi all’udito, sull’elettromagnetismo, sui rischi per chi abita nelle vicinanze delle installazioni, sulla fuga e scomparsa di diverse specie di animali in un raggio di 2 km da ogni pala come evidenziano gli agricoltori ed i cacciatori, sull’impatto nefasto per l’avifauna, sui problemi derivanti dai fenomeni ombra-sole abbinati al rumore stridente e persistente, agli effetti sulla mente umana emersi da una ricerca scientifica curata dall’Ordine dei Psicologi della Campania e illustrata dalla dott.ssa Carmela Longo del Gruppo di studio Psicologi Sanniti. Il Sostituto Procuratore Generale della Corte d’Appello di Napoli dott. Ugo Ricciardi si è soffermato sulla gravità dei reati ambientali evidenziando i pericoli e indicando anche gli estremi di legge per sequestrare gli impianti costruiti contro le norme, con l’obbligo di ripristinare lo stato dei luoghi. Molto interessanti gli interventi dei dirigenti provinciali della COLDIRETTI e della Confederazione Italiana Agricoltori che hanno stigmatizzato il silenzio e la passività delle istituzioni ad ogni livello, e molto puntuale è stata la relazione introduttiva di Daniele Tufo, Presidente del WWF Sannio, che tra l’altro ha illustrato la sentenza del TAR Campania con cui sono state bloccate 12 pale eoliche al confine con il Molise per vizio di procedura, non essendo stata convocata la Regione Molise alla Conferenza di Servizi per l’autorizzazione all’installazione degli impianti. L’ex-Commissario di Governo sugli atti della Regione Molise, il Vice-Prefetto D’Addona ha riportato la gravità di ciò che sta accadendo a Morcone, a pochi passi dal Molise e dal Parco del Matese, nel silenzio tombale di tutti, e gli interventi dei giornalisti, amministratori e promotori della manifestazione hanno agevolato una ricognizione più ampia sul fenomeno dell’eolico selvaggio. Secondo alcune stime il 70% delle pale eoliche italiane sono concentrate nelle province di Avellino, Foggia, Benevento e in Molise, e se il Governo continuerà a confermare le imposte per 14 miliardi di euro annui sulle bollette Enel a tutti gli italiani per finanziare con i certificati verdi le rinnovabili, il Sannio è destinato a soccSannio è destinato a soccombere insieme all’Irpinia, alla Daunia e al Molise come ha brillantemente esposto lo scrittore meridionalista Pino Aprile in un appassionato intervento. Per la Rete dei Comitati di tutela ambientale del Molise sono intervenuti Gianluigi Ciamarra, Presidente Regionale di Italia Nostra, e Michele Petraroia quale componente della Commissione Ambiente della Regione Molise, nel mentre si è registrata l’assenza sia del Governo Nazionale che della Regione Campania. L’evento si è concluso con l’impegno di riprendere e rilanciare unitariamente la mobilitazione in difesa del territorio sannita, irpino, dauno e molisano contro una colonizzazione umiliante di multinazionali che lucrano miliardi di euro pubblici distruggendo, devastando e stravolgendo aree meravigliose ed irripetibili del Centro-Sud.

 

PER LA RETE DEI COMITATI DI TUTELA AMBIENTALE MOLISE:
Italia Nostra Molise; Comitato Nazionale del Paesaggio – Sezione Molise; Libera contro le Mafie Molise; WWF Molise; Oasi WWF Guardiaregia – Campochiaro; Lipu Molise; Fondo Ambiente Italiano – Sezione Molise; Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali SIPBC Molise; ANPI Molise; Associazione Culturale “La Terra” – Roma; L’Altra Italia Ambiente; Lega Autonomie Locali – Sezione Molise; Movimento Consumatori; Associazione Italiana Insegnanti di Geografia Molise; Osservatorio Molisano per la Legalità; Associazione ISDE – Medici per l’Ambiente Molise; CIA Molise; Associazione “Amici della Terra” – Roma; Il Bene Comune; Parco delle Morge Cenozoiche del Molise; CGIL Molise; Associazione Sociale e Culturale “Giuseppe Tedeschi” Onlus – CB; USB Molise; Comitato “Volturno Valley”; Comitato “No all’eolico selvaggio” – Santa Croce di Magliano; Movimento Cristiano Sociali Molise; ArcheoClub Molise – Sezione Termoli; Comitato “Ambiente Basso Molise” – Guglionesi; Associazione Culturale Raffaele Capriglione – Santa Croce di Magliano; CittadinazAttiva Molise.

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