La condivisione e la partecipazione popolare dovrebbero essere alla base di una data come quella che oggi festeggiamo, altrimenti ciò che è giusto interpretare come una gioiosa esperienza della comunità, rischia di diventare solo un’analisi introspettiva di qualcosa che, invece, ha tutto il diritto di evocare in noi, come membri di una popolazione, la consapevolezza di un’appartenenza a dei valori condivisi e indifferibili.
Ma purtroppo quest’anno, la festività del santo patrono della nostra città, come tante altre ricorrenze degli ultimi due mesi, risente delle limitazioni logistiche e organizzative imposte dai decreti governativi, per questo motivo resterà forse ancora più impressa nelle nostre menti e nei nostri cuori a lungo, con il suo forte valore simbolico, oltre a quello religioso, che ci consegna.
La nostra città ha mostrato di saper affrontare una sfida che non ha scelto ma che la storia e le vicende umane le hanno dato in sorte. La ha accettata e la sta affrontando non senza difficoltà, sofferenze e privazioni che toccano in vario modo un po’ tutti i suoi cittadini. Non esistono obiettivi che si possono ottenere senza la determinazione e l’impegno e questo i campobassani lo sanno. Come il nostro patrono ci insegna, c’è un momento per usare lo scudo e difendersi e uno per ripartire e usare la lancia, sfidando le avversità. Ci siamo difesi e continueremo a farlo, a denti stretti, da questa malattia e ora abbiamo già voglia di impegnarci per rilanciarci nella costruzione del nostro domani.
In questi mesi e in quelli che verranno non ci sono stati e non ci saranno draghi da combattere ma continuerà ad essere necessario quello stesso coraggio e quella stessa voglia di agire in nome e in vista del futuro che anima chiunque abbia a cuore non solo il suo vissuto personale ma anche quello di chi gli vive accanto, di chi è nostro vicino, nostro dirimpettaio. Di chi vive con noi e insieme a noi per le strade della nostra città. Ognuno di noi dovrà continuare a sostenere il prossimo essendo ben consci che abbiamo da scalare una montagna.
Potremo affrontare tutto questo però insieme, non da soli come singoli guerrieri, ma uniti come un’unica comunità pensante, solida, capace di esprime al proprio interno anche, fortunatamente, idee e anime differenti su tanti temi e pensieri. Da questa diversità sapremo continuare a trarre, ne sono certo, quella forza spiazzante che rende viva e vitale una città anche nei momenti di estrema difficoltà e che ci rende capaci di accorciare tra di noi tante distanze.
Oggi San Giorgio non sarà portato in processione lungo le strade cittadine, resterà anche lui come la gente della sua Campobasso nella sua casa, nella sua chiesa, ma nessuno di noi si senta isolato per questa condizione che ci tocca continuare a rispettare, perché torneremo alle nostre vite e dobbiamo farci trovare pronti e preparati per farlo nel migliore dei modi.
Il Sindaco di Campobasso Roberto Gravina