Di Massimo Dalla Torre
“Decisamente incerto il futuro dell’Europa”. Questa è l’opinione emersa da un sondaggio condotto da Eurobarometro su un campione di 25 mila intervistati. L’indagine effettuata dalla Commissione europea, fu condotta per capire meglio come i cittadini europei vedevano il futuro dell’Europa all’interno del cosiddetto piano “D” ossia democrazia, dialogo e dibattito. Guardando più da vicino i dati paese per paese, ed in particolare quelli che ci riguardavano direttamente, il 58% degli italiani ha dichiarò di trovare enormi difficoltà di adattamento causa un futuro instabile. Se noi “pronosticammo incertezze” come novelle Cassandre, non furono da meno i portoghesi che, bocciarono appieno l’Europa, aggiudicandosi il primo posto con una percentuale che toccò il 61%, contro la media europea che era del 37%. Percentuale che si contrappose nettamente al 12% degli scandinavi e al 13% dei danesi che apparirono più ottimisti. Alla domanda: “nel vostro paese le cose vanno nella giusta direzione?” risposero affermativamente il 21% degli italiani, sorpassati solo dai francesi con il 19%, contro la media europea del 34%. Posizioni più morbide da parte degli irlandesi con il 65%, seguiti a ruota dai Lituani con il 60%. Per quanto riguarda la vita all’interno dell’Unione Europea il 33% degli italiani erano convinti che “anche se c’erano numerose avversità le cose in un certo qual modo andavano nella giusta direzione” contro il 29% dei francesi e il 24% degli austriaci; anche se la quasi totalità dei cittadini, nonostante le incertezze, era contento di vivere ed operare nel proprio Paese, nonostante i dati che avevano un andamento altalenante con percentuali che andavano dal 98% al 59%. Altro tema oggetto di sondaggio è stato quello riguardante la Costituzione Europea, che comunque non era tra gli argomenti da considerare vitali per l’avvenire dell’Europa. La percentuale degli italiani toccò punte abbastanza basse 28% anche al di sotto dei francesi 29% e olandesi 32% che a suo tempo si sono espressi contro il Trattato con un referendum. Il quale incassò una sonora bocciatura dall’Europa dell’est, dal Portogallo, dalla Irlanda e dal Regno Unito, tant’è che il regno di sua maestà Elisabetta II e il premier Jhonson non fanno più parte dell’Unione grazie alla Brexit di cui si è parlato lungamente in questi anni. Più che disquisire della Costituzione, si ritenne che per rendere più sicuro il futuro dell’Europa era necessario raggiungere un tenore di vita più allineato tra le varie realtà cui bisogna affiancare l’introduzione dell’euro in tutti i paesi. Percentuali che, nella loro disomogeneità, caratterizzano tuttora le opinioni degli cittadini che ancora una volta appaiono dubbiosi sulle sorti dell’Europa messa sempre più in discussione da chi non si è integrato totalmente con i dettami dell’Unione.