di Massimo Dalla Torre
Quest’ oggi vorremo soffermarci su come l’attuale dibattito politico, soprattutto quello che caratterizza il Consiglio regionale, regno di arrivismo e quant’altro appartiene a questa categoria, se così la si vuol etichettare, somiglia sempre di più a una “soap-opera”. Una di quelle fiction che quotidianamente vanno in onda sulle televisioni di tutto il mondo, la cui partitura scritta a più mani è male interpretata. Una soap-opera in cui gli attori recitano, almeno nel nostro piccolo mondo arcaico, in maniera approssimativa tant’è che spesso e volentieri vanno oltre le cosiddette righe.
Una soap-opera regno di dilettanti allo sbaraglio, come li avrebbe senza definiti senza mezzi termini il compianto Corrado Mantoni, mattatore di tante trasmissioni televisive. I quali, continuano ad esibirsi su di un palcoscenico spoglio, senza quinte e senza luci, perché se ci fosse, la luce metterebbe ancora di più in mostra la pochezza e lo squallore della scena. Dilettanti che, non potendo approdare “nei teatri” quelli seri, ingaggiano vere e proprie dispute pur di fare, “odience”.
Dilettanti che continuano imperterriti a dare voce a tesi senza senso che, allo stato in cui siamo arrivati, nonostante si è brindato al non senso degli ultimi cinque anni, cosa di dubbio gusto, giacché chi l’ha fatto ha raccolto a piene mani, forse, usiamo la formula dubitativa, fa rimpiangere il passato anche recente. Un contendere che, anche se sporadicamente dava lezioni, nonostante i risultati sconcertanti e poco comprensibili dalla collettività molisana. Un dibattito che, nell’incongruenza delle tesi, permetteva di sviscerare i problemi, non quelli che ci sono propinati ora che, hanno il connotato di “ciarle di comari”.
Cose che, nonostante si rimanesse sulle proprie posizioni, vedeva la soluzione, anche se questa spesso lasciava scontenti, almeno una parte dei contendenti; ecco il perché dell’intervento dettato dalla necessità di stimolare lo spirito combattivo che dovrebbe vedere la partecipazione e non agevolare il nascondere come gli struzzi, la testa sotto la sabbia, o il trincerarsi dietro inutili e dannosi fili spinati.
Un qualcosa che non sottaccia alle “azioni” o non azioni, seconda come la si legge, che si mettono in atto e che spersonalizzano la “POLITICA”. Un qualcosa che, se sollecitato nel modo giusto, faccia sentire la propria voce, con una variante però: seguire gli insegnamenti acquisti nonostante li si rinneghi volutamente. Un esistente che, se esaminato nella giusta ottica, permette di dire: cosa accade? Perché tanto livore? Domande che, aspettano risposte e non vagheggiamenti mal celati da continui litigi più delle volte sterili e poco produttivi.
Vedete, nell’attuale confronto politico, è molto difficile far capire che quello che accade perché è dettato unicamente dallo spirito di rivalsa, ripicca, astio personale. Sentimenti, se di sentimenti si può parlare, che danneggiano solo ed unicamente chi aspetta soluzioni all’empasse che caratterizza la vita del Molise e dei Molisani, senza assurgere ad essere il “primus inter pares” il che equivale al nulla; ecco perché le demarcazioni, le linee di confine e gli avvisi di possibili sfratti devono essere banditi altrimenti di “Politico” non rimane nulla.