Lo scompenso cardiaco è una condizione invalidante e potenzialmente fatale. Nel mondo sono circa 23 milioni gli affetti da questa patologia. Ogni anno vengono registrati due milioni di nuovi casi. In Italia, secondo il rapporto dell’osservatorio “Arno”, ne soffrono oltre un milione di persone. Si tratta della prima causa di ospedalizzazione tra gli over 65. Un paziente su dieci non sopravvive al primo ricovero, tre su dieci muoiono entro un anno. Il 56,6 per cento è costretto a tornare in ospedale prima di un anno dalla precedente ospedalizzazione.
Con lo scompenso cardiaco il cuore non riesce a pompare sangue nella quantità adeguata a soddisfare le richieste dell’organismo. Ciò accade di solito perché il muscolo del cuore, responsabile dell’azione di pompaggio, si indebolisce nel tempo o diventa troppo rigido perdendo la sua forza contrattile. Questo provoca un accumulo di liquidi nel polmoni e nei tessuti, con il conseguente danneggiamento dei principali organi. Oggi la metà dei pazienti con scompenso cardiaco muore entro 5 anni dalla diagnosi.
Come emerso dal recente rapporto Osservasalute 2017, la prevalenza di scompenso cardiaco aumenta notevolmente all’aumentare dell’età, raggiungendo il 14,6% tra i soggetti di 90 anni ed oltre. Esistono differenze geografiche delle stime di prevalenza con i valori più elevati in diverse regioni del Nord. In Molise ne soffre circa l’ 8,7% della popolazione.
Nell’ultimo decennio si è andato affermando un approccio integrato e multidisciplinare per il trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco. L’argomento verrà affrontato nel corso del convegno “HEART FAILURE & CO. XVIII A DAY WITH THE EXPERTS” in programma il 19 maggio 2018 alla Fondazione “Giovanni Paolo II”.
Introdurranno i lavori il presidente della Fondazione “Giovanni Paolo II”, Maurizio Guizzardi, e il Direttore Generale, Mario Zappia.
Parteciperanno i maggiori esperti del settore, solo per citare qualche nome: tornerà in Molise il professor Ottavio Alfieri, il cardiochirurgo di fiducia dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Sarà presente anche il professor Francesco Musumeci, il cardiochirurgo che qualche settimana fa ha operato il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. L’illustre accademico nella sua relazione parlerà anche della gestione dei pazienti anziani, proprio come il presidente Napolitano, che alla sua veneranda età è stato sottoposto a un intervento per aneurisma dissecante dell’aorta risolto con successo.
E’ prevista anche la partecipazione del professor Filippo Crea, Direttore del Dipartimento di “Scienze cardiovascolari e toraciche” del Policlinico Gemelli di Roma, del professor Massimo Massetti, Direttore dell’area Cardiovascolare del Gemelli e del professor Edoardo Gronda Coordinatore della Rete del Ministero della Salute sull’Insufficienza Cardiaca degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
“Il meeting annuale che organizziamo a Campobasso è diventato ormai un appuntamento importante per tutta la comunità scientifica internazionale” commenta Eugenio Caradonna Responsabile dell’Unità di ricerca e co-promotore dell’evento “ringrazio gli illustri colleghi che ci onorano della loro amicizia e collaborazione. Lavoriamo insieme anche nell’ambito della ricerca: stiamo conducendo studi scientifici con risultati molto incoraggianti”.
La cardiochirurgia ha fatto grandi progressi. Sono state sviluppate tecniche chirurgiche nuove che consentono di individualizzare il tipo di intervento per ogni singola patologia.
“Oggi tecniche chirurgiche e anestesiologiche hanno reso teoricamente affrontabile la maggior parte degli interventi cardiochirurgici anche in pazienti molto anziani” commenta Carlo Maria De Filippo – Direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari della Fondazione “collaboriamo stabilmente con i più importanti Istituti di cardiochirurgia di profilo internazionale anche nella pratica clinica quotidiana”.
Nel Piano Nazionale Esiti di AGENAS 2017, la Fondazione “Giovanni Paolo II” è al secondo posto italiano per minore mortalità a trenta giorni nelle operazioni di bypass aortocoronarico e valvuloplastica, due dei più comuni interventi di Cardiochirurgia. Il PNE attraverso una serie di indicatori di volume, esito/processo e ospedalizzazione, è il più autorevole strumento operativo a disposizione delle regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi dei profili critici. Attraverso questa analisi il cittadino ha a disposizione dei dati assolutamente oggettivi, forniti del Ministero della Salute, per valutare le performance di una realtà ospedaliera. È uno dei più autorevoli “indicatori d’eccellenza” della sanità italiana, che non si presta ad interpretazioni.