La maggioranza dei cittadini boccia il premier Renzi in campo nazionale e in ambito locale sfiducia di fatto il sindaco di Campobasso, nonché presidente della Provincia, che si è speso in prima persona per il Si al referendum, personalizzando la competizione sia con il comitato “basta un SIndaco” sia con altre iniziative pubbliche, oltre ad una serrata campagna elettorale, come il personale volantinaggio del 29 novembre, telecamere al seguito.
Un atteggiamento grave e irriguardoso nei confronti della città di Campobasso da parte di chi, nel suo ruolo istituzionale super partes, avrebbe invece dovuto rappresentare l’intero capoluogo e tutta la comunità, e non militare per una parte politica e una posizione partitica, pur di ottenere la terza personale poltrona a palazzo Madama, dopo quella di palazzo san Giorgio e palazzo Magno.
Ora, coerentemente e analogamente alle dimissioni del premier, deve lasciare la guida di una città che lo ha sonoramente bocciato, che si è espressa negativamente sulla pessima riforma costituzionale e sulla approssimativa amministrazione approssimativa, con un responso elettorale a Campobasso in cui il NO (60,58) supera persino la media nazionale (59,95).
Un NO che non ammette repliche anche negli altri 83 comuni della provincia e che con il suo 60,11% ribalta il voto delle elezioni provinciali del 31 agosto, con una debacle che, se vi fossero comportamenti responsabili, coerenti e conseguenti, imporrebbe di lasciare lo scranno anche dell’Ente di cui voleva il de profundis e la cancellazione.
Consigliere Michele Ambrosio
Capogruppo UDC Comune di Campobasso