A giorni il neo Sindaco di Campobasso, Antonio Battista, immediatamente dopo la proclamazione degli eletti, varerà la sua giunta.
Il gruppo che dovrà accompagnarlo nell’adempimento del suo mandato amministrativo e politico.
Si fa un gran parlare di percentuali, di partiti, di numero di preferenze. Praticamente i soliti discorsi che appartengono alla visione politica che ci ha lentamente condotti al degrado che viviamo attualmente, a tutti i livelli.
Io ne ho presi 7 (di consiglieri) quindi mi spettano 3 assessori, io ne ho presi 2, quindi un assessore e la presidenza del consiglio, io invece sono stato fedele e ti ho fatto vincere, quindi pretendo quest’altro incarico.
Dunque ovvi discorsi da prima, seconda e terza repubblica, legati a schemi preconcetti di carattere essenzialmente di piccola borgata, quale è diventata negli ultimi 15 anni Campobasso a seguito di tali logiche spartitorie.
Già immaginiamo i primi eletti di alcuni partiti sfregarsi le mani, pensare alla delega da chiedere al Sindaco, alla propria sede di rappresentanza, alla segretaria da portarsi in ufficio e all’amico imprenditore da premiare per la fedeltà mostrata in campagna elettorale.
Insomma un film visto e rivisto e che comincia ad annoiare i cittadini elettori che ad ogni elezione vengono ingannati con slogan che parlano di rinnovamento e che l’unica novità che riscontrano è rappresentata dai simboli che vincono, ma non dagli uomini eletti.
E allora sarebbe bello che il Sindaco Battista sorprendesse tutti con una scelta coraggiosa, rara e realmente progressista.
La nomina di una giunta composta da persone che concretamente potrebbero essere utile alla sua causa di Governo, anche esterna totalmente.
Quattro, cinque, otto non è quello il problema. L’importante diverrebbe la qualità delle donne e degli uomini preferiti, la loro attitudine e competenza nei settori indicati e la marcata propensione al decisionismo, prerogativa che manca ormai da troppo tempo.
Un esecutivo che programmerebbe una rivoluzione vera e propria in tutti i settori strategici dell’amministrazione senza dimenticare un sano e quanto mai necessario stravolgimento della macchina amministrativa, ormai ancorata a dirigenze trentennali che tengono sotto scacco il politico di turno.
Antonio Battista ha davanti a sé questa irripetibile chance che, se opportunamente colta e sfruttata, gli scrollerebbe anche di dosso immediatamente quell’alone di politico vecchio stampo che da più parti gli additano.
Chi si opporrebbe a tale “eversiva” opzione?
Ma i partiti naturalmente, i politici di “livello superiore”, gli strateghi che hanno in tasca il foglietto con i nomi e le deleghe da imporre. Coloro che in fase di apparentamento chiedono: se vengo con te cosa mi dai? Ed immediatamente dopo di loro a ribellarsi sarebbero consiglieri eletti grazie ai voti di altri politici, sorelle e fratelli, sacerdoti ed imprenditori e che di politica, spesso, ne capiscono ogni giorno meno.
Una giunta diversa dovrebbe nominare Battista, per restituire DAVVERO a Campobasso il ruolo che gli compete attraverso strategie programmatiche e non meramente elettorali e legate alle classifiche che provengono spesso da un consenso viziato che presuppone ricambi di favori.
Rappresenterebbe una prima vera novità per il capoluogo se il primo cittadino perseguisse un simile obiettivo, assumendosi le piene responsabilità, anzi il coraggio, di tali scelte.
Anche perché, caro Sindaco, a chi pretende un assessorato, perché è primo della sua lista, basterebbe rispondergli: ma tu ti sei candidato consigliere o assessore?