«Carissimi,
Auguri! Per la vita ci viene incontro. Con tutte le sue forze e fragilità. A noi tutti che la celebriamo come suoi veri cercatori. In tutte le sue pianure e le sue alture. Tra i dirupi del dolore e le i ruscelli della leggerezza. Tra le sue righe e le sue rughe. Nel suo passo e nelle sue soste. Fuori e dentro le mura del mondo. Tra gli angoli nascosti e sotto i bagliori di ogni nuovo giorno, che ce la consegna e ce la rinnova come promessa di gioia, di salita verso il suo significato più profondo. Spazio di domande e luogo di incontri, così essa si presenta e si racconta, inedita e fluente. “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. E’ questo il tema di questa 40° Giornata per la vita. Significativo e insieme impegnativo perché ciò presuppone anzitutto che la vita abbia come riferimento il Vangelo portato nel mondo da Colui che è la Vita, Gesù e dall’altra ci richiama alla grande domanda: “La tua vita arreca gioia al mondo?”. Al centro del messaggio non a caso spicca questa nota: “La grazia della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano formare dall’amore di Dio Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto (cf. Lc 15,32)”.
Due enormi colonne che reggono l’unico tempio del nostro vivere cristianamente: la consapevolezza e la festa. Quando abbiamo in mano il dono della vita non possiamo, infatti, non onorarne la gratuità, con la quale ci è stato affidato e risalire perciò a Colui che ci ha degnati della vita. E nutrire commozione. Esultanza intima per un tale privilegio. Perché tutto ciò che vive è miracolo che si schiude davanti e dentro di noi, nel poema misterioso dell’esistere, qui e ora. Per questo non ammettiamo che nessuno uccida l’altro per tutelarsi qualcosa, come ruoli di potere, spazi di dominio, o qualche spicciolo di gloria e onnipotenza, perché davanti alla vita tutto risulta minore in valore. Niente è pari ad essa. Negarla è spezzare il patto con la propria felicità. Sopprimerla è scegliere di camminare al buio. Manipolarla è violentare in noi la divina somiglianza. Al contrario, amarla è dare orientamento a tutte le cose. Difenderla è lodarne il Donatore. Curarla è lasciarsi appassionare incessantemente dallo stupore che la allatta. In questa trama meravigliosa che ci coinvolge e ci fa tutti protagonisti è necessario allora maturare insieme queste grandi sollecitudini. E coltivarle come cisterne colme di acqua nei momenti di arsura e covoni di entusiasmo quando sopraggiunge la paura di non farcela.
- Arginare l’onda problematica del fenomeno denatalità, diffuso anche nella nostra Regione, che soffre lo spopolamento dei borghi interni.
- Avere attenzione per la Famiglia, incrementandone il potenziale umano, sociale, economico. Permettendo ad esse, con politiche attive, adatte alle urgenze, di essere generative di futuro.
- Affrontare il disagio drammatico della disoccupazione giovanile, facilitando la dimensione intergenerazionale, come risorsa di cambiamento e partecipazione effettiva dei giovani al mondo del lavorativo. Aumentando il sostegno a nuove imprese con progettualità vincenti.
- Mettere in campo forze di integrazione verso gli immigrati, perché accogliere è far sì che a nessuno sia negata la vita, e una nuova opportunità di riscattarla.
- Davanti al sorgere delle nuove solitudini, cruciale nella nostra società molisana è il ruolo educativo e l’intervento di tutti perché nessuno si tolga più la vita. I suicidi di questi ultimi mesi non ci lascino indifferenti. Ma zelanti nell’accompagnamento di chi è fragile sulla salita della vita.
- Non dimenticare i carcerati e le loro famiglie. La struttura relazionale si fortifichi senza riserve nella prossimità verso gli ultimi e i sofferenti, verso coloro che il mondo annovera tra gli scartati»