di Massimo Dalla Torre
”Il lavoro svolto sui fondi comunitari di sviluppo rurale è stato intenso e ha portato a
risultati molto soddisfacenti tant’è che è stato recuperato gran parte del ritardo di spesa
accumulato e ciò ha permesso di chiudere il 2023 con il minimo rischio di penalizzazioni
finanziarie da parte della Commissione europea”. Questo è il primo commento dei vertici
ministeriali delle politiche agricole alimentari e forestali, sui dati della spesa dei Programmi
di sviluppo rurale, divulgati dalla Rete rurale nazionale. ”Solo nel caso di alcune regioni
non è stata raggiunta la quota minima di spesa stabilita dai regolamenti comunitari – hanno
puntualizzato i vertici ministeriali – e per questo si è costretti a rinunciare a circa 6,8 milioni
di euro di fondi europei. Il condizionale è d’obbligo, perché le Autorità regionali hanno
chiesto alla Commissione europea una deroga alla regola del disimpegno, a causa dei
recenti ripetuti eventi eccezionali che hanno avuto inevitabili ripercussioni sulle aziende
agricole e quindi sulla loro capacità di realizzazione degli interventi previsti dal relativo
programma di sviluppo rurale. In ogni caso il risultato raggiunto è di grande rilievo. Un
risultato che conferma le capacità del mondo agricolo, grazie ad una perfetta sinergia con
altri organismi, di utilizzare al meglio le risorse finanziarie messe a disposizione
dall’Unione europea in un settore strategico per l’economia del Paese, dimostrando
dinamicità e propensione a investire per incrementare la competitività delle imprese
agricole italiane e delle aree rurali in generale”. Il tutto in considerazione che sono stati
erogati contributi pari a 2,5 miliardi di euro, di cui circa 1,16 miliardi messi a disposizione
dall’Unione europea. Se si guardano le classifiche regionali, il podio d’onore della spesa
se lo sono aggiudicato le Regioni del Centro Nord, seguite a stretto giro di ruota dalla
Provincia di Trento, dalla Lombardia e dalla Valle d’Aosta, mentre distaccate di alcune
lunghezze le Regioni del Centro Nord che hanno raggiunto una percentuale fatta
registrare dal gruppo della ”Competitività”’ (67,45%). Nettamente inferiore alla media
nazionale la perfomance delle Regioni del Sud, anche se i dati sono particolarmente
indicativi, perché scaturiscono da misure che avvantaggiano interventi molto importanti,
volti al sostegno del ricambio generazionale, di pratiche agricole ecocompatibili e
d’investimenti in settori strategici, sia aziendali, sia infrastrutturali, come quelli realizzati nel
settore della bonifica e dell’irrigazione con l’obiettivo di diffondere la connettività a banda
larga nelle cosiddette aree rurali. Esperienze che permettono una ripartenza volta a
sviluppare un preciso modello di politica agricola comune da attuare sul territorio del
nostro paese, anche se le scelte da fare dovranno essere comunicate a Bruxelles, solo
allora una volta ottenuto il semaforo verde si saprà se queste sono la carta vincente per un
settore che da tempo attende una ripartenza a trecentosessanta gradi.