Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 4% della popolazione è affetto da noduli tiroidei palpabili, mentre lesioni nodulari ecograficamente evidenti sono presenti in oltre il 60% della popolazione. Sono più frequenti nel sesso femminile e la loro prevalenza aumenta con l’età. Nell’ambito di una patologia a così elevata incidenza, le neoplasie maligne rappresentano, fortunatamente, una esigua minoranza e si verificano in circa il 5% dei noduli, indipendentemente dalle loro dimensioni.
Di questo argomento si parlerà a Campobasso, presso l’ospedale Gemelli Molise, il 23 novembre 2019 nel corso del meeting “Focus sui noduli della Tiroide”, promosso da Antimo Aiello con la collaborazione di Fabio Rotondi, che ha curato anche la direzione scientifica, e Simona Ronti. L’evento, accreditato ECM, vedrà la partecipazione di numerosi specialisti del settore, che interagiranno con i partecipanti. Si allega programma completo.
I noduli della tiroide sono quasi sempre formazioni benigne e solo in una minoranza di casi hanno caratteristiche di malignità. Uno studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica Jama fornisce informazioni molto tranquillizzanti: la maggioranza dei noduli benigni e asintomatici tenuti sotto controllo per cinque anni si dimostra alla fine non pericolosa, le loro dimensioni non aumentano (semmai diminuiscono) e le diagnosi di cancro sono rare. I tumori maligni della tiroide, infatti, rappresentano solo l’1% di tutte le neoplasie maligne e costituiscono la neoplasia più frequente del sistema endocrino. Il numero di casi di tumore della tiroide è però molto aumentato negli ultimi decenni: le nuove diagnosi hanno riguardato soprattutto piccoli carcinomi scoperti spesso casualmente durante un’ecografia tiroidea. È probabile che a tale aumento contribuisca la diffusione degli esami ecografici e che hanno portato a diagnosticare tumori indolenti che in passato non erano scoperti.
Il trattamento più efficace per i tumori tiroidei aggressivi è la rimozione chirurgica della ghiandola tiroidea (tiroidectomia), seguita in alcuni casi dalla ablazione con iodio-131 radioattivo e dalla terapia sostitutiva/ soppressiva con l-tiroxina.
La sopravvivenza è molto elevata nelle forme tumorali ben differenziate (oltre il 90 per cento a 10-15 anni dalla diagnosi)
Dati molto recenti, infine, hanno messo in evidenza che si hanno risultati ancora migliori se il follow-up è eseguito in Centri specializzati e da parte di èquipe multidisicplinari.