Riportiamo l’intervento del sindaco di Campobasso Antonio Battista in occasione della Festa di san Giuseppe Artigiano nel quartiere Cep.
“Auguri a quanti vivono in questo bel quartiere e a quanti si sono ritrovati attorno alla grande parrocchia di San Giuseppe per festeggiare il santo artigiano, il santo del lavoro. Ringrazio don Vittorio Perrella per la vicinanza che non fa mai mancare a tutti noi e lo ringrazio soprattutto per come ha saputo trasformare, negli anni, questo ex quartiere dormitorio diventato, da tempo, una colonna portante della città anche in virtù dei servizi essenziali che offre. Lo ha fatto in sinergia con le altre istituzione che agiscono in questo quartiere e che ringrazio: la dottoressa Agata Antonelli dirigente dell’istituto comprensivo Montini, la delegazione dei Vigili Urbani, gli operatori dell’Asrem, gli operatori del commercio in particolare coloro che lavorano presso il mercato coperto, il Centro sociale Anziani, le Associazione di quartiere Campobasso Nord, il Comitato S. Giovannello, l’associazione S. Giovannello, il Comitato di Feudo Camposarcone. Protagonisti che operano e che si impegnano per rendere ancora più bella e vivibile questa zona di Campobasso.
Un Primo maggio, oggi, che ci vede più che mai raccolti attorno al tema del lavoro. O meglio, del lavoro che manca, mancanza di occupazione che da troppo tempo è la piaga della nostra società, una ferita aperta che la lunga crisi, purtroppo non ancora archiviata, ci impedisce di ricucire. Una realtà quella in cui viviamo, simile a tante altre realtà d’Italia, che sembra paralizzata da una congiuntura economica negativa. Paralisi però che non deve diventare una pericolosa attenuante, un freno alla necessità impellente di rimboccarsi le maniche per dar vita ad un’azione sinergica che possa contribuire, con forza e decisione, a far uscire dal pantano tanti nostri giovani e tanti padri di famiglia che si ritrovano senza uno stipendio. Famiglie che non sanno come e di che vivere e che dopo tanti sacrifici fanno fatica a conservare anche la dignità perché, e Papa Francesco lo ha detto benissimo, il lavoro è dignità. Lavoro come parte integrante della vita, lavoro che spesso diventa sinonimo della stessa vita: è nel lavoro che si concentrano molte delle nostre ambizioni, le nostre aspettative, il nostro voler fare sempre meglio.
Nonostante tutte le nostre preoccupazioni quella di oggi deve restare una giornata di festa, e deve offrirci un’occasione in più per riflettere e il Convegno del 30 aprile presso il salone parrocchiale lo ha fatto in modo magistrale con presenze e pensieri notevoli, e per non dimenticare anche chi, per il grande rispetto del proprio lavoro, ha perso la vita. Vorrei ricordare, e sono profondamente commosso nel farlo, il custode del Mario Pagano, Domenico De Maria, morto per salvare i ragazzi che dormivano nel convitto avvolte dal fuoco appiccato da uno sconsiderato. Un pensiero va a lui e un abbraccio grande alla sua famiglia che ha perso un pilastro ma che sono certo continuerà a seminare il bene nel solco che Domenico aveva segnato. Un pensiero va anche agli invalidi, ai mutilati, a chi non può più lavorare.
Un giorno di festa in cui si deve ricordare il primo articolo della nostra Costituzione dove il lavoro è considerato un diritto e la base su cui si regge il nostro Stato. Lavoro quello di cui hanno scritto i padri della Costituzione che oggi è quasi sparito dal nostro vocabolario. È un mondo del lavoro tutto nuovo quello che ci aspetta e che attende i nostri giovani. Un lavoro che dà sempre meno certezze, meno stabilità, che spesso calpesta anche la dignità delle persone. Un valore, la nostra dignità, che invece dobbiamo difendere con tutta la forza perché la spietata concorrenza e la competizione non devono mai diventare giustificazioni per allontanare i lavoratori dalla famiglia, dalla loro stessa vita.
È con soddisfazione che ho appreso la chiusura dei centri commerciali e della gran parte della grande distribuzione che hanno accolto il nostro invito e trasformato il primo maggio in un giorno di festa. Hanno dato un grande segno di civiltà e di rispetto verso i dipendenti e le loro famiglie.
Lavoro e condizioni di lavoro dignitose creano una società migliore! Ecco perché ognuno di noi, imprenditori, amministratori, o semplici cittadini, deve impegnarsi per invertire la rotta, per evitare il tracollo non solo economico ma anche sociale. E con questa occasione voglio salutare e ringraziare le Associazioni delle Imprese Campobassane e molisane, la Camera di Commercio, i Sindacati che agiscono in difesa dei diritti dei lavoratori. Un periodo di stagnazione, di crisi strutturale, che ci deve dare la spinta a fare di più e meglio. Chi come me amministra un Comune conosce bene e meglio di altri la situazione del suo territorio, territorio che tocco con mano ogni giorno. Lavoro che noi come amministrazione comunale stiamo cercando di riattivare anche attraverso la riapertura di importanti cantieri come quello per il completamento della Tangenziale Nord che faciliterà i collegamenti con i comuni limitrofi. Stiamo intervenendo anche sulla rete viaria del Terminal degli autobus, sul Terminal altro punto di snodo, essenziale, per la città. Migliorando la viabilità miglioriamo anche il tessuto economico di questa città dove ci sono aziende leader e dove mi piacerebbe che ne approdassero altre. Un auspicio, questo, per la nostra città e soprattutto per i nostri ragazzi che così potranno vivere e lavorare nella loro terra senza dover per forza fare le valigie.
Tocca a noi amministratori, alla politica, concentrare sul lavoro le nostre migliori energie per fare in modo che si possa finalmente pensare e sperare in un futuro migliore. Dobbiamo raccogliere le sfide della globalità puntando sulle nostre eccellenze, salvaguardando le nostre tradizioni, i nostri antichi mestieri, la nostra secolare e solida cultura del lavoro. Occorre eliminare quelle sovrastrutture che impediscono un concreto rilancio del nostro tessuto economico, guardare avanti e investire sulle migliori capacità e potenzialità creando occupazione e restituendo dignità alle famiglie. E anche se il Comune è il primo anello della catena istituzionale a risentire della crisi, noi non ci arrendiamo e cercheremo di dare risposte ai cittadini che ne hanno bisogno. Vorrei dire definitivamente basta alla rassegnazione e lanciare da questo quartiere e in questa giornata di festa, un messaggio positivo: insieme possiamo farcela.