Facciamo finta che non siamo un Paese di pazzi

Riceviamo e pubblichiamo

Ho passato i mie anni a dare un senso alla vita e come se avessi avuto una missione mi sono sempre schierato, senza dubbi, senza se e senza ma,ho affrontato l’ultra sinistra e l’ultra destra in università, ho fatto le battaglie a difesa della vita e del matrimonio schierandomi contro i radica.
Al di là di ogni cosa quello che ci contraddistingueva era un credo che faceva scattare un coinvolgimento e una partecipazione.
Oggi noto intorno a me un nichilismo,o meglio un menefreghismo ,che lasciamo cadere le cose importanti e ci attacchiamo al fumo della pipa.
In questi giorni sto assistendo ad una rivolta social per i sacchetti a pagamento, e tutti muti per 196 miliardi di tasse occulte,3266 euro di imposte indirette a testa, in aumento costante da vent’anni, spesso senza alcuna giustificazione, se non la necessità dello Stato di fare cassa in qualunque modo, ma vogliamo fare la rivoluzione per 12 euro all’anno di buste biodegradabili. che sostituiscono uno dei principali inquinanti dei mari, siamo arrivati al punto che delle buone cause non ce ne frega più nulla.
Facciamo finta che 12 o 50 euro all’anno siano davvero una “stangata”, come dice il Codacons, che giustifica una rivolta contro il governo che li ha introdotti per legge, stabilendo che siano pagati dai consumatori, al costo di uno o due centesimi di euro ciascuno.
Non facciamo i finti tonti, se vogliamo iniziare una rivolta contro le imposte indirette e le tasse occulte caricati sui consumi, facciamola bene, a partire da dove ha un senso farla.
Sarebbe utile e bello leggere i prezzi dei prodotti senza Iva (101 miliardi di gettito nel 2015, 1683 euro a testa), sugli scaffali dei supermercati, non sarebbe male andare a far benzina al distributore e scoprire che più del 50% del prezzo al litro, il 58% per la precisione, 25 miliardi di gettito, 416 euro a cranio è costituito da accise e imposte indirette, tra cui spiccano quella per il finanziamento della cultura del 2011, quella per l’emergenza migranti del 2011, quella per il rinnovo del contratto dei ferrotranvieri del 2004, quella per il terremoto dell’Irpinia nel 1980 e del Friuli nel 1976, fino a quello per la guerra d’Etiopia del 1935,e del terremoto del Belice dei primi del Novecento.
Vogliamo parlare dei costi occulti della burocrazia in quanto tale, non giustificati da nulla, a meno che non vogliate farci credere che rompere le scatole alla gente debba pure avere un prezzo, tali sono, tutte le imposte di registro e di bollo, che tutte assieme nel 2015, hanno fatto 10 miliardi di gettito, 280 euro a testa, tante quante le imposte sui tabacchi.
Lo Stato ogni anno incassa 613 milioni di euro di imposta sulla birra che si beve,e sul prossimo viaggio si pagherà come sempre, un’imposta addizionale comunale sui diritti d’imbarco, balzello pagato sui biglietti dei passeggeri che atterrano o decollano da un aeroporto italiano, che andrà a finanziare il Fondo del trasporto aereo, creato nel 2004, che eroga prestazioni integrative pari all’80% degli stipendi lordi, comprensive di superminimi e altre voci ai piloti Alitalia in cassa integrazione, distribuendo assegni mensili che, come ricordava un dossier dell’Inps, in alcuni casi superavano i dieci e i ventimila euro. Fino ai casi limite in cui la prestazione si avvicina ai 30mila euro lordi al mese.
Facciamo finta che nel Paese in cui il 32% delle entrate complessive dello Stato sono indirette e occulte, il problema sono 12 euro all’anno in sacchetti biodegradabili. Facciamo finta che non siamo un Paese di pazzi.
Alfredo Magnifico

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