“L’esigenza di fare chiarezza su ciò che mangiamo e beviamo è sempre stata avvertita dall’uomo. Le etichette rispondono proprio a questa esigenza”. Così Carla Iorio delegata dell’Onav, l’Organizzazione assaggiatori vini che dal 1951 diffonde la cultura dell’assaggio tecnico del vino e promuove la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo, spiega il motivo che ha spinto la sezione provinciale dell’Organizzazione a dedicare, con l’Unimol e l’Ugivi (Unione giuristi della vite e del vino) un convegno su “Il regolamento europeo 2117/2021 in materia di etichettatura dei vini: aggiornamenti e ricadute per le aziende del territorio”.
“Anche se l’Onav si occupa in primis dell’assaggio tecnico dei vini – precisa Iorio – è fortemente interessata al tema dell’etichettatura perché l’Organizzazione è vicina al mondo del vino nella sua interezza, è vicina alle problematiche, anche più strettamente tecniche che la riguardano , alle esigenze dei produttori e dei consumatori. Un tema di grande attualità e, allo stesso tempo, molto antico, basti pensare che già al tempo degli egizi, nel 1.300 a.C. si parlava di etichettatura. Infatti, sulla chiusura delle anfore contenente gli alimenti venivano incisi, oltre al contenuto, il nome del produttore e l’anno di produzione. Si trattava di una vera e propria etichetta che indicava quella che oggi noi chiamiamo “tracciabilità del prodotto” e che appare come una grandissima conquista del ventunesimo secolo. In seguito i Romani sigillarono le anfore contenenti il vino incidendo su di esse il nome del vino, del console e perfino il numero di anfore prodotte in quell’anno e con quella determinata uva. Quindi, il primo esempio di bottiglia numerata. L’etichetta incisa è stata utilizzata fino ai primi del 1600. La prima etichetta cartacea, così come la conosciamo oggi, risale a Don Perignon che utilizzò una pergamena legata al collo delle bottiglie del suo champagne indicando su di esse l’annata di produzione e la vigna di provenienza. Primo esempio di indicazione in etichetta di Cru.
Oggi l’etichetta viene comunemente definita la carta d’identità di un vino, lo strumento per far conoscere al consumatore cosa sia veramente contenuto nelle bottiglie. Sulle indicazioni necessarie che un’etichetta debba contenere si è discusso da tempo, molte sono le opinioni, ma una cosa è certa: un’etichetta ben fatta, che indichi in modo inequivocabile le informazioni inerenti il processo di vinificazione, la composizione dei vini, intendendo per composizione gli uvaggi utilizzati, la loro provenienza, l’uso di alcuni additivi ed allergeni, le pratiche di smaltimento dei contenitori, crea automaticamente nel consumatore una maggiore propensione ad accettare l’utilizzo degli additivi. La trasparenza permette il superamento della diffidenza e della percezione negativa di alcuni prodotti enologici. Valutare l’elenco degli additivi e degli allergeni da indicare in etichetta non è cosa facile così come non è facile rassicurare il consumatore sulle reali caratteristiche degli stessi. Attraverso una campagna giusta, equilibrata, di conoscenza e informazione sulla sicurezza del loro utilizzo, si potrebbe renderli più accettabili promuovendo, al contempo, l’immagine e il consumo dei vini di qualità. Per giungere a questa consapevolezza – conclude Iorio – è necessario aumentare la conoscenza attraverso una formazione più attenta che coinvolga tanto i produttori quanto i consumatori”.
Di grandissimo interesse gli interventi dei vari relatori, l’avvocato Floriana Risuglia vice presidente dell’Ugivi, ha posto l’attenzione sulla normativa europea in vigore, affermando come la stessa comporti un’assunzione di responsabilità da parte dei produttori, favorendo la concorrenza leale tra gli stessi. In sintesi si arriva, attraverso una maggiore trasparenza, ad accedere alle informazioni sulla provenienza e composizione dei prodotti.
Il professore Massimo Di Renzo dell’Unimol ha esaminato l’importanza e la validità del codice QR e dei valori nutrizionali da esprimere in etichetta. Con il professor Remo Preschi Unimol si è affrontata la tematica dell’intelligenza artificiale e dei suoi utilizzi e vantaggi per i produttori, favorendo tracciabilità e autenticità dei vini. IL dottor Federico Russo dell’Ugivi ha sviscerato la delicata questione delle indicazioni protette e il diritto amministrativo europeo, andando poi a trattare la delicata ed annosa questione delle quote vino, e un breve focus su agrivoltaico, problematica molto sentita dagli agricoltori, specie in Molise. Sergio Davinelli, docente Unimol, ha trattato il tema, anch’esso fonte di numerose discussioni tra consumo moderato di vino e la sua positiva ricaduta sulla salute dei consumatori. La docente Unimol Maria Forleo , ha affrontato il tema dell’impatto sul consumatore, al momento dell’acquisto, della nuova etichettatura che riporta i valori nutrizionali, sottolineando l’importanza delle etichette digitali.
Infine l’ingegnere Ernesto Di Pietro presidente de l’Accademia Italiana della Cucina, condotta di Campobasso, ha posto l’accento su come sia importante la scelta di un vino giusto per ciascun piatto e dell’importanza dello stesso proprio durante la fase di preparazione dei cibi.