Emergenza cinghiali/ Cacciatori autorizzati fermati e minacciati da altri “pseudo cacciatori”, Coldiretti richiama l’attenzione sul corso di “Selecontrollo”

Un agricoltore esasperato dalle continue scorribande di cinghiali sui suoi campi chiede l’intervento di cacciatori autorizzati al prelievo dei selvatici ma subito dopo l’intervento, andato a buon fine, questi vengono fermati e minacciati da altri “pseudo cacciatori” che gli intimano di non disturbare più i cinghiali. Il fatto si è verificato nelle campagne di Casalciprano (Cb), precisamente in contrada Foresta, ed è stato reso noto dalla Coldiretti che ha riportato il racconto di un socio imprenditore agricolo, testimone dell’accaduto.

La scorsa settimana, si legge in una missiva del Presidente Provinciale di Campobasso e del Direttore dell’Organizzazione, Giacinto Ricciuto e Aniello Ascolese, al Prefetto di Campobasso, Michela Lattarulo,ed all’Assessorato alle Politiche Agricole, Agroalimentari e della Caccia della Regione Molise, “Coldiretti, raccogliendo le segnalazioni pervenute da quella zona (contrada Foresta di Casalciprano, ndr), ha richiesto, come previsto dalla normativa, l’intervento di cacciatori autorizzati a compiere l’attività di gestione faunistica per effettuare un’azione di prelievo sui cinghiali”.

“Portata a termine l’operazione, sono sopraggiunti sul posto alcuni “pseudo cacciatori” che, con insulti e minacce, hanno intimato ai cacciatori autorizzati ai quali era stato chiesto l’intervento dall’agricoltore, che “la cosa non si ripetesse in futuro, accampando un non meglio specificato diritto/interesse acchè i cinghiali non venissero infastiditi”.

Un episodio increscioso che, secondo Coldiretti, “riguarda un ‘campione’ di soggetti che hanno della caccia un concetto deviato, non rispettoso delle regole e tantomeno degli interessi legittimi di altre categorie che non hanno di certo il tempo di divertirsi né con la caccia né con altre attività, ma desiderano soltanto continuare a fare il proprio duro lavoro”.

A margine di tale episodio, Coldiretti sottolinea che oltre ai danni all’agricoltura ed ai rischi per l’incolumità pubblica, “la presenza dei cinghiali preoccupa anche sotto l’aspetto sanitario”. “E’ oramai conclamata in Italia – ricordano Ricciuto e Ascolese – la presenza di una vera e propria epidemia di Peste suina africana, di cui i cinghiali sono i primi responsabili della diffusione del contagio”. Dunque, “gli interventi di prelievo in attività di caccia di selezione, come quello attuato a Casalciprano, vanno visti anche nell’ottica di riduzione della pressione degli ungulati e di diminuzione del rischio di contagio”.

Sottolineando, poi, l’attenzione dell’Ufficio Territoriale del Governo, verso il problema, Coldiretti ha definito “quanto mai opportuna la recente circolare della Prefettura di Campobasso, contenente le indicazioni per prevenire l’ingresso del virus sul territorio, oltre al vigente piano degli interventi per il controllo della specie suina africana P.R.I.U. approvato dalla Regione Molise, cui ha fatto eco la SEA, società per la gestione dell’ambiente, che a sua volta ha emanato un comunicato dettando delle regole ai cittadini per un corretto smaltimento dei rifiuti”.

“E’ certamente positivo – sottolineano Ricciuto e Ascolese – regolamentare la raccolta e lo smaltimento al fine di evitare che i cinghiali, come pure altre categorie di animali selvatici, utilizzino i centri abitati quasi fossero supermarket, ma è altrettanto importante considerare che i ‘serbatoi’ da dove provengono i cinghiali non sono i centri urbani, bensì le campagne, e se non si interviene in quelle aree i risultati saranno molto scarsi e di certo non risolutivi”.

A tal proposito Coldiretti richiama l’attenzione del Prefetto sul corso di “Selecontrollo”, svoltosi nel 2022, su impulso di Coldiretti, d’intesa con la Regione Molise, che ha portato alla formazione di ben 184 soggetti, regolarmente muniti di licenza di porto d’arma e di caccia, abilitati ad intervenire, su richiesta degli agricoltori, per “difendere” le proprie produzioni dagli ungulati.

“Purtroppo, però – concludono Ricciuto a Ascolese – per questo specifico strumento, di concreto contrasto al proliferare incontrollato della specie, non sono state ancora definite le procedure per consentirne l’operatività e per questo ci permettiamo di sollecitarne la definizione”.

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