Dopo mesi di silenzio forzato, dovuto a problemi prettamente personali che esulano dall’attività professionale e lavorativa, eccomi dinanzi allo schermo per cercare di riavviare un dialogo con il lettore, con la speranza di essere ancora all’altezza delle situazioni che, in questi giorni, vanno maturando specialmente in ambito politico, visto che siamo in periodo pre-elettorale e gli animi sono in movimento alla stregua degli elettroni.
Non sta certamente a me né criticare né tanto meno fare le pulci a chi si appresta a scendere o ridiscendere in campo, visto che la lunga assenza dalle pagine del giornale mi ha inaridito, anzi ha creato in me uno stato di abulia tanto di non sapere più scrivere che certamente non giova a chi dovrebbe, uso il condizionale, essere un attento osservatore dei fatti o misfatti, come qualcuno ha scritto, che la dicono lunga come ancora una volta l’arrivismo detta legge e accentua la smania di porsi ai vertici di una piramide che, a dirla tutta, è costruita sul sacrificio di chi vorrebbe “solidità politica”, senza sapere è pronta a cadere senza alcuna possibilità di sicurezza.
Fatti o misfatti che, fin dalle prime schermaglie tra i contendenti annunciano che anche questa campagna elettorale sarà improntata alla ricerca di un qualcosa di non positivo su cui fare leva. Fatti o misfatti caratterizzati ancora da ripicche, tripli se non addirittura quadrupli salti da uno schieramento all’altro, pressappochismo ecc… che creano sconcerto nell’elettore cittadino di una realtà messa a soqquadro da chi quotidianamente cerca di far credere che è nel giusto. Perché tutto questo? Semplice e lapalissiano, anzi no, nulla di semplice e tanto meno di lapalissiano, perché ora più che mai, non solo a livello locale, ma soprattutto a livello nazionale, si brancola nel buio con la speranza di riuscire a vedere la luce che, a quanto pare è soltanto un puntino lontano, difficilmente raggiungibile. Ecco, questa è la spiegazione, sempre che c’è una spiegazione a quanto accade, anche perché se si fa mente locale quello che accade non è altro che la ripetizione di quello che succede ogni qualvolta ci si appresta ad andare alle urne.
Un refrain stonato che molti vorrebbero invece accordato in linea sul pentagramma politico, dove gli accordi fossero univoci e soprattutto gli strumenti non provochino un fastidioso dolore alle orecchie di chi spera in un cambio di partitura. Cose che molti auspicano perché al punto di non ritorno dove siamo giunti , non è più possibile prestare il fianco a situazioni che sono fallimentari in partenza. Situazioni che nascondono baratri in tutti i campi, dove da un momento all’altro si cade senza la possibilità di potersi aggrappare ad un appiglio, perché questo è inesistente anzi fragile e instabile. Situazioni inaccettabili che inducono ora più che mai a ponderare profondamente sulle scelte da fare che, da osservatore, per giunta ignorante, non saprei indicare perché non sono in grado di indicare la via giusta da intraprendere affinché si possa guardare al futuro, non quello immaginifico, con fiducia e non con sospetto e scoramento.
di Massimo Dalla Torre