La ricerca si focalizza sulla distrofia muscolare di Duchenne, una malattia genetica ad esito fatale per cui non esiste ancora una terapia risolutiva.
Nel complesso, i risultati raccolti nel corso del lavoro scientifico e di ricerca, spianano la strada a nuovi possibili scenari terapeutici e, se confermati da ulteriori studi, potrebbero indicare l’inibizione delle proteine BET come una promettente strategia farmacologica mirata a contrastare la degenerazione muscolare nei pazienti affetti da distrofia di Duchenne.
La scoperta, coordinata da Giuseppina Caretti dell’Università Statale di Milano, vede l’importante coinvolgimento dell’Università degli Studi del Molise, testimoniato dal contributo, come primo autore, del prof. Marco Segatto, Ricercatore presso il Dipartimento di Bioscienze e Territorio di UniMol. L’articolo scientifico è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Communications.
Studi precedenti hanno evidenziato come la produzione di radicali liberi ed il conseguente aumento dello stress ossidativo nel muscolo distrofico contribuiscano notevolmente al danno muscolare che caratterizza la patologia. In questo lavoro sperimentale, il team di ricercatori, con il Prof. Marco Segatto, ha dimostrato che specifiche proteine regolanti la trascrizione genica (definite come proteine contenenti il bromodominio – proteine BET), svolgono un ruolo cruciale nell’insorgenza dello stress ossidativo nei muscoli affetti da distrofia muscolare.
Nello specifico, gli studi effettuati su topi modello per la distrofia muscolare di Duchenne risultano di particolare rilievo: infatti, il trattamento con uno specifico inibitore delle proteine BET non solo riduce significativamente lo stress ossidativo nei muscoli distrofici, ma ne migliora il metabolismo e la resistenza al danno. Tutto questo si traduce in un miglioramento della struttura muscolare e della sua funzionalità, aprendo nuovi scenari per promettenti strategie farmacologiche.
Marco Segatto – non nuovo all’attenzione scientifica internazionale, nel 2019, infatti, ha ricevuto il premio dalla Federazione Europea delle Società di Fisiologia (FEPS) per la qualità delle ricerche – è titolare dei corsi di “Fisiologia generale” per la laurea triennale in Scienze biologiche e “Fisiologia endocrina e Neurofisiologia” per la magistrale in Biologia ed è anche coordinatore del laboratorio di Fisiologia generale, in cui si svolge attività sperimentale sui principali interessi di ricerca che riguardano principalmente la fisiopatologia del muscolo scheletrico e del sistema nervoso centrale.
Una attività sperimentale e di ricerca, quella all’interno del Laboratorio di Fisiologia, che rappresenta un significativo, importante e concreto momento di crescita culturale e scientifica per tutti gli studenti del Dipartimento di Bioscienze e Territorio e di UniMol, ma ancor più un arricchimento dell’esperienza formativa, di visione e di prospettive che accompagna, ed ha accompagnato, il periodo di studi e il percorso di vita universitaria, in tutti i suoi livelli, dei tanti futuri e attuali ricercatori, scienziati e studiosi delle scienze della vita.