L’Italia detiene il primato europeo di consumo di acqua minerale in bottiglia: ogni anno ne consumiamo 194 litri a testa.La confezione (in bottiglie di plastica) e il trasporto (principalmente su gomma) dell’acqua minerale hanno enormi ripercussioni sull’ambiente, in termini di emissioni di gas serra e di rifiuti prodotti.Tuttavia anche in Italia sta crescendo la consapevolezza di adottare comportamenti più sostenibili per sensibilizzare alla riduzione degli sprechi.Da questa esigenza nasce il progetto “Case dell’Acqua”, un distributore pubblico di acqua filtrata in forma liscia, refrigerata o gassata, dove il cittadino può riempire self-service le proprie bottiglie.”Case dell’acqua” è un progetto che intende promuovere l’utilizzo dell’acqua pubblica di qualità.
Queste strutture sono nate per promuovere il servizio fornito dagli acquedotti pubblici e la particolarità sta nel fatto che l’acqua distribuita è refrigerata, naturale o frizzante secondo i gusti.Siamo di fronte a un concreto esempio di sostenibilità, grazie al quale le abitudini di migliaia di persone stanno cambiando e sono destinate a modificarsi sempre di più per una serie di ragioni: viene fornita acqua di qualità, si risparmia e si dà una mano all’ambiente, diminuendo la produzione e la circolazione di plastica e, quindi, le emissioni di CO2 in atmosfera. Insomma, un gesto semplice ma di grande significato economico e ambientale.
Come funzionano? Il cittadino si reca nelle “Case” con i propri recipienti in vetro, li riempie in autonomia e li porta a casa.Va anche tenuto presente che l’acqua distribuita da queste particolari fontane è quella dell’acquedotto comunale, ma non è la stessa che esce dai rubinetti di casa, perché viene microfiltrata e sterilizzata con una lampada a raggi ultravioletti che distrugge il Dna dei batteri. Un filtro composito, poi, rende l’acqua priva di cloro e gradevole al gusto.Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, in Italia un italiano su tre non si fida di bere l’acqua del rubinetto (Annuario degli indicatori ambientali 2007), nonostante il consumo di acqua pubblica sia molto più comodo rispetto all’acquisto delle pesanti confezioni sul mercato; nonostante l’acqua del rubinetto sia più sicura perché più controllata; nonostante l’evidente risparmio economico (in media 0,5 millesimi di euro al litro per l’acqua spillata dal rubinetto di casa, quella sul mercato costa dalle 300 alle 1.000 volte di più, secondo le stime Eurispes – Rapporto Italia 2008). Un’anomalia tutta italiana che viene confermata anche dai dati relativi al consumo nazionale di acqua in bottiglia: nel 2008, gli italiani ne hanno acquistati 12,5 miliardi di litri, 194 litri all’anno a testa (Rapporto Beverfood 2009-2010). Un dato che pone il nostro in cima ai Paesi europei per consumi di acqua in bottiglia e al terzo nella classifica mondiale, dopo Emirati Arabi (260 litri all’anno a persona) e Messico (205).Si stima che ogni singola “Casa” eroghi 2.500 litri ogni giorno, che equivalgono a circa 1.700 bottiglie in plastica da un litro e mezzo. In un anno, quindi, prelevando l’acqua dalle “Case” si “risparmiano” circa 620 mila bottiglie. Tradotto in numero di mezzi pesanti che circolano per il trasporto delle confezioni d’acqua significa 65 TIR in meno su strade e autostrade.I vantaggi ambientali non si fermano qui: approvvigionandosi a una “Casa dell’acqua”, ogni anno, si evita di produrre (e smaltire) 20 tonnellate di Pet (polietilentereftalato) , di conseguenza, si risparmiano 35 tonnellate di petrolio e 300 metri cubi di acqua. 35 tonnellate di petrolio, tradotte in emissioni in atmosfera, corrispondono a 30 tonnellate di CO2 e 350 chilogrammi di monossido di carbonio. Ipotizzando un’erogazione giornaliera di 1.250 litri di acqua da una delle “Case” costruita in un Comune di circa 10.000 abitanti si otterrebbero notevoli benefici ambientali. In un anno sarebbero erogati 450.000 litri con un risparmio per le famiglie stimati in circa 90.000 euro. Senza dimenticare il risparmio in Pet, petrolio, meno TIR sulle nostre strade, meno CO2 per la produzione ed il trasporto.Per garantire la salute e la sicurezza dei consumatori è necessario, che vengano individuati per ciascuna unità distributiva, i relativi punti critici di controllo e predisposte analisi di laboratorio che contemplino sia il mantenimento dei parametri relativi alla potabilità dell’acqua, sia del controllo di eventuali cessioni derivanti da materiali a contatto con l’acqua, inoltre i gestori di tali punti d’erogazione sono considerati a tutti gli effetti operatori del settore alimentare, e quindi soggetti alla normativa relativa alla sicurezza alimentare e obbligati per legge a operare con un piano di autocontrollo HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points).La diffusione delle casette dell’acqua sta crescendo in maniera esponenziale su tutto il territorio italiano. Oltre ai punti di forza che abbiamo già elencato, non va sottovalutato l’aspetto igienico sanitario e l’importanza di controlli come le analisi specifiche per la potabilità dell’acqua e le verifiche dei parametri igienici degli impianti volti alla tutela della salute del cittadino.
Domenica 9 marzo inaugurato a Campobasso il primo distributore automatico di acqua attivo h24, in via Campania 229/A