È arrivato anche quest’estate il momento della “necessaria” e “inevitabile” disinfestazione e disinfezione dei comuni urbani. E’ toccato anche a Campobasso. Non lo sapevate? Eppure è una pratica di cui dovrebbe essere messa ampiamente al corrente la cittadinanza, dato che implica una serie di precauzioni che devono adottare gli stessi cittadini, tra cui quella di chiudere le finestre durante le ore notturne o evitare di passeggiare nelle zone irrorate. Accorgimenti che richiamano alla prudenza, alla necessità di difendersi e di proteggersi da un qualcosa di nocivo e di pericoloso. Ebbene: la chiamano sanificazione ambientale, ma in realtà i prodotti che vengono utilizzati per la disinfezione ricordano tutto fuorché la dimensione della salubrità. Per questo tipo di pratiche, infatti, sono utilizzate sostanze chimiche potentissime: insetticidi per la lotta agli insetti molesti, diserbanti nella gestione dei bordi stradali e infrastrutturali e rodenticidi per la lotta contro topi e ratti; ovvero sostanze che distruggono e impoveriscono gravemente gli ecosistemi e responsabili dell’inquinamento chimico delle falde acquifere. A dirlo (da tempo) è nientemeno che L’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. È dunque una convinzione totalmente infondata e superficiale che i prodotti chimici usati per la disinfestazione con irrorazione sul territorio siano nocivi per le zanzare ma non per l’uomo. Anzi, l’efficacia di questi metodi aggressivi si rivela irrisoria persino per i fastidiosissimi insetti estivi: solo una piccola parte di queste sostanze (circa lo 0,1%) raggiunge il bersaglio, il resto si sparge nell’ambiente circostante o, peggio, viene assorbito dal terreno. L’unico modo di eliminare le zanzare è quello di prevenirne la nascita, dunque agire sulle larve, sottolineano accurate ricerche sul tema.
L’inquinamento generalizzato da insetticidi porta conseguenze sugli ambienti naturali e sull’uomo a breve, medio e lungo termine e dovrebbe essere evitato a favore di misure preventive e localizzate. L’ISPRA sostiene che il loro uso nell’ambiente dovrebbe essere un’opzione a cui ricorrere in via straordinaria e solo nel caso di comprovata alta densità di adulti in siti sensibili quali scuole, ospedali, strutture residenziali protetti o in presenza di rischio epidemico.
Tutto ciò dovrebbe essere sufficiente per non incentivare l’uso degli insetticidi chimici e per arrestarne l’abuso. Sono molte le abitudini sbagliate date per scontate e che vengono attuate solo perché, in fondo, “così si é sempre fatto”, senza la minima valutazione delle soglie di rischio per la salute e per l’ambiente. La disinfestazione urbana, realizzata con tali metodi non sostenibili, è una di queste. Le alternative più sane e naturali, fortunatamente, esistono e non sarebbe una cattiva idea se venissero prese in considerazione nei piani d’intervento futuri.
Laura Quaranta
Disinfestazione e disinfezione dei comuni urbani: uso di sostanze nocive e pericolose per l’uomo
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