Discarica ai confini del Parco del Matese, interviene Nicola Frenza , responsabile ambiente di Azione Civile

Che gli impianti di compostaggio servano e servano soprattutto al SUD è fuori discussione. A patto che siano autorizzati nel rispetto della legge, cioè siano ‘lecitamente’ autorizzati! Sembrerebbe non essere questo il caso dell’impianto di Sassinoro (BN) del quale nel corso degli anni ho avuto modo di seguire le vicende, partecipare manifestazioni e incontri organizzati dal ‘Comitato civico’, supportare con video e articoli l’azione dello stesso che si batte affinché non solo quel territorio, a ben altro vocato, venga invaso dai rifiuti.

Volutamente non entro nel merito della battaglia legale – alla quale l’ufficio legale di ‘Azione Civile’ sta valutando quando accaduto per dare un contributo alla battaglia ambientale in corso – che vede opposti da un lato tale Organizzazione e dall’altro una Srl, con sede a Scafati (NA), determinata a tutelare ‘i propri’ interessi. Mi limito a ricordare che il ‘Comitato’ ha al proprio attivo:

• numerosi esposti inoltrati alla competente Procura (Procura che a oggi non ha fornito nessuna risposta scritta ai firmatari degli stessi) – e p.c. ai Ministeri interessati – che attestano gravi irregolarità perpetrate nel corso degli anni;

• 2 interrogazioni svolte da europarlamentari, 5 da parlamentari, 3 da Consiglieri regionali;

• numerosi servizi televisivi e giornalistici finalizzati a tenere informata l’opinione pubblica su una situazione che potrebbe determinare seri problemi tanto ai residenti quanto all’ambiente. Richiamo l’attenzione del lettore su un servizio che mi ha fatto riflettere molto, realizzato dalla TGR Molise il 3 luglio u.s. nel quale si parla espressamente di “impianto ‘biodigestore’ di Sassinoro” mentre l’autorizzazione rilasciata alla Srl fa riferimento a un “impianto di compostaggio di messa in riserva, trattamento e recupero di rifiuti per la produzione di compost di 22mila tonnellate annue!” Non è una questione da poco dal momento che c’è una grande differenza tra un impianto di ​compostaggio anaerobico e uno aerobico, soprattutto in termini di ricavi e impatto ambientale. Infatti un impianto ‘anaerobico’ consente: 1- elevati incentivi di Stato per la riconversione da biogas a biometano; 2- ulteriori incentivi pubblici derivanti dalla vendita dell’energia prodotta e immessa in rete dalla combustione del ‘metano’ che sicuramente non è … bio. Da ultimo, non certo per importanza, un impianto ‘anaerobico’ produce ‘digestato’ (residuo del processo di digestione anaerobica). Al riguardo vale la pena di non dimenticare, mai, che tale sostanza, fatta passare con l’inganno per ‘fertilizzante’, ha reso sterili 3mila ettari di terreni agricoli di 78 Comuni sparsi tra Lombardia, Piemonte, Emilia e Romagna, Veneto. Concludo facendo notare che il sito prescelto per l’impianto di compostaggio di Sassinoro è ricco di acqua e l’abbondanza di acqua è fondamentale per un impianto di compostaggio… ‘anaerobico!’ Intelligenti pau Nicola Frenza – Responsabile Ambiente Azione Civile Molise

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